lunedì 4 ottobre 2010

I problemi sono altri, cioè quelli, e ci siamo capiti (Terza parte)

Ma perché mi è venuta voglia di parlare di questo argomento? Qualche giorno fa seguivo un programma di approfondimento politico quando un noto imprenditore italiano, dopo aver ascoltato il rappresentante del governo e quello dell'opposizione parlare di società off-shore, paradisi fiscali, scoop pilotati, giornalisti misteriosi, lotte di potere e marciume vario , se ne esce con la fatidica frase "Va bene ma, a parte tutti questi argomenti che non appassionano certo gli italiani, perché non parliamo dei veri problemi del paese?". In prima battuta, l'intervento dell'imprenditore mi era sembrato sensato: continuare a sentire questi due accapigliarsi sull'accusa e la difesa di un sistema che in altri paesi avrebbe già mandato tutti a casa mi stava infastidendo. Ma poi, mi sono chiesto, perché tutti questi argomenti non dovrebbero appassionare gli italiani?

Io forse faccio parte di uno strano gruppo di italiani ma a me ciò che i miei governanti fanno fuori dal parlamento interessa. E perché non dovrebbe? Proprio come quando lo stimato ingegnere, primario, architetto, avvocato, manager o imprenditore effettuando aggressive evoluzioni in autostrada con il suo rombante monolocale biturbo, dimostra prima di tutto di essere un incivile e solo in un'ultima istanza - e come aggravante - un professionista, così il politico, prima di essere uno strepitoso governante, dovrebbe essere un cittadino per bene. Questo ragionamento non farebbe una grinza se non fosse che ormai per gli italiani tutto ciò che non accade in parlamento è solo vita privata e, in un misto di garanzia della privacy all'amatriciana e cattolicissimi non scagliare mai la prima pietra, si permette a chiunque di candidarsi, essere eletto e trasformare i suoi vizi privati in pubbliche virtù. E più condisci di ironia le tue marachelle, più sbandieri la tua tendenza all'eccesso, alla cafonaggine e alla furbizia con un cipiglio da simpatica canaglia e più le persone ti percepiscono come quello sveglio che però è anche vicino, accessibile e, forse un giorno, emulabile. Evviva quindi il ganassa di tutti noi, il compagnone che ce l'ha fatta, l'uomo che, nonostante il suo carico di grande responsabilità, è simpatico e ci regala allegri momenti del quotidiano che, vabbè sarà pure imperfetto, ma non sottilizziamo perché questa è la sua vita privata e i veri problemi sono altri.

Ecco, io di fronte a questa commedia non reggo. Visto che non mi sento diverso da un danese, da un austriaco o da un inglese, non capisco perché dovrei accontentarmi di affidare la gestione della cosa pubblica - cioè anche mia - e i soldi pubblici - cioè anche miei - a qualcuno che cade sui fondamentali. Se hai già dimostrato di saper delinquere o, nella migliore delle ipotesi, se da anni dimostri di non saper fare assolutamente nulla perché dovresti rappresentarmi?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella domanda! Forse perché c'è gente che vota anche questi personaggi, e quindi la colpa è più degli elettori che dei politici che si candidano.

otty ha detto...

Se fossimo in un sistema in cui il cittadino vota davvero la persona ti darei ragione. Il problema è che tra riparti, premi di maggioranza, ripescaggi dei primi dei non eletti, cambi di partito durante la legislatura, sostituzioni, epurazioni e via dicendo il voto sembra più un'indicazione di massima sulla coalizione che dovrà governare piuttosto che una reale scelta dei parlamentari. E penso che sia proprio quello che vogliono i partiti.