venerdì 1 ottobre 2010

I problemi sono altri, cioè quelli, e ci siamo capiti (Prima parte)

C'è un vecchio trucco dialettico tanto amato dai politici che, personalmente, trovo tanto efficiente quanto fastidioso. E' il trucco dell'interrompere qualsiasi tipo di discussione con il classico "...ma i problemi sono altri!". Le varianti multiforme sotto cui, pernicioso, si traveste possono essere:
- "Le priorità del nostro paese sono altre"
- "Ciò di cui parlate non appassiona gli ascoltatori"
- "Gli italiani non pensano a queste cose"
- "Anziché litigare su questi argomenti dovreste pensare ai veri problemi dell'Italia"
Questa tecnica è vecchia come il mondo perché è perfetta (e mi spiace per chi ha assentito ad ogni variante) per un popolo cialtrone. Non ne posso più di sentire politici che dichiarano di conoscere quali siano i problemi importanti per gli italiani perché se lo sapessero davvero li avrebbero già dovuti risolvere. Quindi i casi sono due: o li conoscono e non li sanno risolvere o non li risolvono perché non li conoscono. Quale preferite?
Ma torniamo alla suddetta tecnica: perché funziona così bene? Funziona perché in un istante crea il gruppo, accomuna sconosciuti che d'un tratto si sentono chiamati in causa, rispettati nel vago sentire e stimolati nella loro generalizzata incazzatura. Usare questa tecnica è come lavorare sui grandi numeri, sparare sulla folla e, colpendo qualcuno, sostenere di essere degli infallibili cecchini. Ogni volta che si afferma "dovreste pensare ai veri problemi" si dice tutto e quindi nulla perché si crea uno spazio vuoto che ognuno può riempire con il suo specifico problema o la sua specifica ignoranza. Tutti sono d'accordo se si cambia il livello di zoom e risalire fino alle classi più generali aumenta il consenso. Se dico che l'ambiente dev'essere salvaguardato tutti sono d'accordo ma se dico che domani ti costruirò un smaltitore di rifiuti sotto casa il consenso cambia. Se dico che la mobilità è importante tutti sono d'accordo ma se domani un binario di treno, un aeroporto o un pilone dell'autostrada appariranno davanti al tuo balcone il consenso cambia.
Ma la forza di questa tecnica non è solo legata al creare gruppo. C'è qualcosa di più. La forza di questa tecnica permette all'effimero club degli scontenti di essere e restare tali senza fare nessuna fatica. Con in più la certificazione dall'autorevole personaggio pubblico di turno. Che bella sensazione di calda intimità potersi accoccolare nel proprio strisciante senso di insoddisfazione con qualcuno che ti rimbocca le coperte! E poi vuoi mettere: al bar, al mercato, sull'autobus anche tu puoi sfoderare il tuo "Ma non sono questi i veri problemi!" e come attivando una connessione bluetooth ti ritrovi circondato da tanti dispositivi annuenti che ti rendono re per un giorno. E senza fatica! (NdA: ovviamente mi rifiuto di considerare la tesi di coloro che pensano che la gente non debba avere opinioni precise perché per questo ci sono i politici. Non amo perdere tempo).
Diffido quindi da chi utilizza o subisce passivo questa tecnica perché, sotto un'apparente necessità di sintesi, nasconde spesso ricerca di facili consensi e tanta pigra ignoranza. C'è un problema da risolvere? Lo risolvi. Non sai bene quale sia il problema? Studia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Generalmente sono frasi usate dalle opposizioni, perché chi sta al governo si guarda bene da tirare fuori problemi che non ha saputo risolvere. Comunque, secondo me, i problemi sanno tutti quali sono, ma nessuna parte politica è mai stata capace di risolverli. Ed è questo l'unico vero grande problema dell'Italia! Certo, quando non si è al governo non si ha la responsabilità di fare le leggi, e quindi si può serenamente accusare e criticare, tanto la patata bollente è passata agli altri!

otty ha detto...

Non sono d'accordo e ti spiego perché nella seconda parte del post. Tnks