mercoledì 18 luglio 2012

L'incantesimo dei 40 anni

L'incantesimo vuole che il raggiungimento dei quarant'anni sia costellato da bilanci, riflessioni e sagge deduzioni su ciò che si era, ciò che si è e ciò che si diventerà. D'un tratto ci si ritrova circondati da gente che ti chiede con tono grave "Allora, come ti senti?" e tu, assumendo possibilmente la stessa aria derelitta, dovresti fornire una risposta degna della situazione. Non importa se seriosa o ironica, l'importante è che sia di pari rassegnazione in modo da riconoscere alla domanda - e quindi al domandante - un certo grado di autorevolezza. Guai a rispondere al gruppo dei depressi "Benissimo! Praticamente come negli ultimi 39 anni". Suvvia, che mancanza di delicatezza verso chi soffre!

Questa è proprio una cosa che non capisco. Molte persone passano la vita immaginando che il tempo sia una specie di autobus su cui uno sale ed attende di essere trasportato da qualche parte. C'è la fermata della scuola, del lavoro, del fidanzamento, del matrimonio, dei figli, della pensione, del riposo e alla fine scendi. Situandosi i 40 anni con frequenza statisticamente significativa - a queste latitudini - più o meno alla metà di tale percorso, l'approssimarsi del fatidico quarantesimo anno è vissuto come il più classico dei giri di boa. C'è chi si guarda con insistenza allo specchio, c'è chi fa discorsi d'impronta biblica, c'è chi si auto-convince di essere più saggio, c'è chi si iscrive ad un corso di ballo latino-americano e c'è chi acquista pantaloni rossi (NB: per tutta la vita non li hanno mai considerati ed ora ne sfiorano il tessuto come fosse prezioso arazzo chiedendo a bruciapelo "Come mi starebbero?". Nessuno gli risponde e loro sono già alla cassa con l'orrendo trofeo). Non tocchiamo poi il tasto dei "ritocchini" estetici. Non si capisce, infatti, come sia possibile che donne e uomini dotati di budget consistenti ed ancora vaghi segnali di intelligenza si facciano ritoccare per raggiungere siffatte sembianze. I casi sono due: o su GroupOn si vendono sconti comitiva o tutti vanno dallo stesso chirurgo che usa come modello estetico un alieno fuggito dall'Area 51. Non posso credere che per così tante donne l'alieno sia un esempio di bellezza eppure perseverano tutte nel diventare equamente orribili. In modo più o meno latente, si rileva in queste manifestazioni la tendenza ad un blando tentativo di ribellione. Inizia la strenua resistenza a questo autobus che non vuole rallentare.

Analizziamo razionalmente ora il (falso) problema. Personalmente credo che preoccuparsi per l'approssimarsi di una certa età sia il segnale che l'incantesimo sta funzionando. E l'incantesimo ti fa credere che il tempo si sviluppi in due versi: da un lato si chiama "passato" e dall'altro "futuro". In mezzo ci siamo noi cioè il "presente", here and now.

Posto che il passato esiste, sul futuro ho seri dubbi. Cos'è "futuro"? Immaginare che domani mattina farò colazione come questa mattina? Immaginarsi tra 10, 20, 30 anni e ritrovarsi con carni flaccide, flatulenza incontrollata e la libido di un papera di gomma? Esatto. Il futuro è solo ed esclusivamente "immaginare". Nessuno di noi sa quanto durerà il proprio tempo - cioè la parte che dovrebbe stare a destra del punto "presente" - e, nonostante ciò, mentre i bambini ed altri mammiferi si godono quel tempo provando più cose possibile nel qui e ora, gli adulti perdono quel tempo pensando quanto tempo gli resti dal qui e ora. Anziché essere felici per aver fatto qualcosa o per avere ancora la possibilità di farla si rendono infelici nel pensare che il lato destro del loro presente, cioè il loro ipotetico (ed inesistente) futuro, si sta assottigliando.

Risultato? Si diventa insopportabili. Quindi? Vecchi. In sostanza, la correlazione strettamente positiva che si misura tra tempo che passa ed attitudine a "frantumare-in-piccoli-pezzi-i-maroni-altrui" (in questa grande classe rientrano: aumenti d'ansia, paure ingiustificate, eccessi di protezione verso terzi, assenza di piaceri, assenza di curiosità, assenza di contatto con l'attualità e progressiva involuzione verso uno stile di vita grigio e mesto) non è, necessariamente, una relazione causale ma un effetto determinato dalla convinzione che debba essere per forza così. C'è anche da dire che se per tutta la vita hai pensato che l'esistenza fosse solo il passare del tempo, beh, te la sei andata a cercare e adesso tieniti il tuo merengue e i tuoi pantaloni rossi.

Chiarito, dunque, che non ho pantaloni rossi nell'armadio, che ballo solo in contesti privati e solo passi di mia invenzione, consiglio a tutti i quarantenni infestati da mosquitos di pari età di vederla così. Esiste un generatore di passato che si chiama presente. Se ti diverti oggi, domani penserai che ieri è stato divertente e starai bene. Se smetti di ascoltare quella massa di gnù che attende il quarantesimo anno di età per sentirsi Mosè e continui a fare quello che oggi ti appassiona, domani sarà pieno di ieri che ti faranno stare bene. E - non ne ho ancora le prove ma ne sono abbastanza sicuro - l'effetto di tanti ieri divertenti è super-additivo cioè il risultato totale è molto di più della somma delle sue parti. In sostanza, non frantumerai i maroni altrui attendendo che qualcuno diventi insopportabile e poco interessante quanto te e qualunque cosa sia il "futuro" sarà una cosa bella. E tua. Amen.