venerdì 25 dicembre 2009

L'opera

Ed ecco l'opera. Un albero di Natale che conquista per l'austera bellezza. Tradizionale e moderno, barocco e minimale, un po' vivo e un po' morto... Gli opposti si fondono in questa meraviglia verde che mette d'accordo vecchi e bambini. Si! Questo albero mi convince.
Signore e Signori...Tanti Auguri.

domenica 13 dicembre 2009

Disquisizione sulle corna

Certo che i "fatti di corna" sono curiosi. In generale, il format vuole che nel gioco delle parti il cornificatore sia quello importante, quello famoso, quello potente che, ad un certo punto della sua vita, decide che brucare in altri giardinetti sia cosa buona e giusta e probabilmente nemmeno così sgradevole. Tutto va bene finché, per il solito piccolo particolare, la tresca viene scoperta ed il mondo viene a sapere che quello importante, famoso e potente non è uomo perfetto, marito integerrimo e padre lodevole ma Gran Maestro dell'Ordine dei Cornificatori, appunto. Fin qui tutto come nei piani. La parte interessante arriva sempre dopo.
Una volta onorato della fascia di Gran Maestro ecc. ecc., il suddetto individuo ha due alternative:
1. Cospargersi il capo di cenere, piagnucolare come un vitello, ritirarsi per un po' dal jetset dichiarando che deve ritrovare se stesso, sua moglie, i suoi figli, il suo cane e via dicendo;
2. Proseguire con fiero orgoglio nella sua inarrestabile attività riconoscendo che "...si bè...non è proprio tutto vero quello che scrivono i giornali però...io sono fatto così. Embè?!".
Generalmente, la maggior parte sceglie l'alternativa numero 1. perché non potendo negare l'evidenza cerca di attivare negli altri un meccanismo antico e potentissimo che è quello del perdono. E allora li vedi che rilasciano dichiarazioni epiche ed arrivano a chiudersi in monastero non prima però di aver avvisato i giornali. Surreale.
Perché scrivo questo post? Perché dal politico nostrano fino al campione dello sport più intelligente al mondo (il golf), il copione è sempre lo stesso: grandi corna plurime, eclatante ammissione di colpa, richiesta di perdono. Dato che non sono un moralista ho tutto il diritto di non essere politicamente corretto quindi mi chiedo:
1. Com'è che nessuno si auto-denuncia? Voglio dire: non è curioso che nella stragrande maggioranza dei casi di tradimento, il traditore si penta platealmente rotolandosi nelle sue stesse lacrime solo dopo essere stato colto sul fatto?
2. Dato che stiamo parlando di personaggi famosi e quindi non certo di lupi solitari, è credibile la tesi secondo la quale nessuno parlava perché nessuno sapeva, nessuno vedeva e nessuno sentiva?
3. Perché i traditi non hanno nessun ruolo in tutta la vicenda? Come neve al sole, svaniscono dalla storia e tutti si preoccupano di salvare o condannare il cornificatore dimenticandosi completamente chi forse meriterebbe un po' più di attenzioni e delicatezza.
Ma l'informazione deve informare, eccheccavolo! Quindi, giù col martello delle biografie, delle voglie pruriginose, delle confessioni piccanti, dei vizi privati e delle pubbliche virtù di persone che sanno benissimo quello che fanno ma non gli interessa minimamente. Almeno finché non vengono scoperti. Da quel momento in poi aspirano alla beatificazione.

domenica 8 novembre 2009

Il medico, l'influenza e la posta del cuore

Venerdì 6 novembre sul Corriere della Sera è apparsa una lettera scritta dal Dott. Harari, Direttore dell'Unità di Pneumologia dell'Ospedale San Giuseppe di Milano, dal titolo: "Io, medico e la febbre di mia figlia". In questa lettera il Dott. Harari racconta come ha vissuto da genitore i giorni di febbre della figlia di due anni e mezzo in un'Italia colpita dal terrore del virus H1N1. Inizialmente, il pneumologo fa una breve cronaca della sua vita professionale quotidiana ("[...]vado in ospedale, non facciamo che rispondere alle domande di chiarimento dei no­stri pazienti con problemi respiratori sul vacci­no per l’influenza H1N1 [...]", "Ci telefoniamo tra colleghi: tu quanti casi hai visto? Come sono andati? Ma hai messo in isolamento il malato? Per quanti gior­ni? I dubbi e le domande sono molti più delle certezze che le diverse indicazioni operative re­gionali e ministeriali vorrebbero trasmettere."), per poi passare alla sfera privata ("Torno a casa, è venerdì sera, mia figlia ha sem­pre 39 e la febbre non scende.","Comincio a rompere il velo del silenzio con mia moglie e accenno alla possibilità che sia la nuova influenza, ho qualche esitazione nel no­minarla, quasi che evocarne il fantasma possa farla materializzare; 25 anni di medicina e tutto il mio illuminismo scientifico si stanno sbricio­lando nel giro di poche ore.", "È domeni­ca, Anna ha ancora 39, nascondendomi in bagno mando un sms alla mia amica pediatra, «la bam­bina ha ancora la febbre, la porterei in ospedale a farle dare un’occhiata»") ed, infine, concludere con una risoluzione positiva ("Tutto bene, acqua e zucchero, qualche con­siglio e un po’ di pazienza e tutto passerà.", "An­na finalmente si sfebbra. Domani è lunedì, si tor­na in ospedale, il caos dell’influenza mi aspetta ma almeno mia figlia sta bene.").

Premesso che siamo tutti più sollevati nell'apprendere dal principale quotidiano italiano che la bambina del Dott. Harari non ha più la febbre, la domanda che mi sorge spontanea è: visto che viene messa nella rubrica speciale sull'influenza, cos'è questa lettera? E' una lettera scientifica? E' una lettera romantica? E' una lettera utile a qualcuno? In un clima di crescente isteria collettiva in cui non si capisce più chi muoia di cosa ma l'importante è trovare una relazione con l'influenza A, il Dott. Harari pensa bene di raccontarci come un medico si riscopra anche papà apprensivo. Pensiero carino e delicato, ci mancherebbe, ma, con tutto il rispetto, chi se ne importa? Io non conosco il Dott. Harari ma quello che mi risulta difficile credere è che un professionista come lui non consideri l'idea che in periodi critici forse converrebbe dare apporti razionali più che rendere pubblica la propria componente irrazionale. Che un medico, specialista in pneumologia, cioè colui che - giustamente - viene visto come punto di riferimento dalla maggior parte delle persone e da cui tutti si aspettano risposte più chiare e precise della media scriva lettere come questa mi sembra quantomeno bizzarro. Cosa si deduce dalla sua missiva? Notizie sull'andamento dei contagi? Sul come comportarsi? Su come curarsi? Nulla di tutto ciò. Da questo spaccato di vita privata emergono due informazioni: la prima è che i medici italiani cercano di tranquillizzare le persone ma alla fine anche loro non è che sappiano bene cosa fare; la seconda è che lui stesso, medico, è terrorizzato dall'Influenza A. Confortante vero?

Nessuno mette in discussione che l'aver paura di qualcosa sia una reazione più che legittima ed umana, né tantomeno è in discussione il fatto che una laurea in medicina non basti a preservare da tali paure, quello che però trovo difficile da accettare è che un uomo di scienza decida di condividere con il mondo questo suo travaglio interiore proprio in questi giorni sensibili. Più che onestà intellettuale a me sembra benzina sul fuoco e un addetto ai lavori queste cose dovrebbe capirle. Chissà cosa avranno pensato di questa lettera le migliaia di medici suoi colleghi che ogni giorno scelgono di tranquillizzare con la razionalità le persone terrorizzate non dall'influenza ma dall'informazione? Grazie al cielo, questi medici non sentono il bisogno di scrivere lettere al più importante quotidiano italiano per raccontare che i propri figli hanno la febbre, che si nascondono in bagno per spedire sms al pediatra e - capolavoro - "25 anni di medicina e tutto il mio illuminismo scientifico si stanno sbricio­lando nel giro di poche ore". Ma cosa c'entra il metodo scientifico con l'apprensione che un padre può provare per la propria figlia? E' una cosa così anormale essere preoccupati? O forse un medico pensa che apprendere un metodo che da qualche secolo viene usato per testare ipotesi ed interpretare i fenomeni naturali trasformi istantaneamente le persone in macchine? Ma chi può pensare una stupidaggine del genere?

Una lettera di questo tipo, con questo clima, serve solo ad una cosa: spingere molte persone, che medico non sono, a sentire giustificata e corroborata la propria paura ("Se ha paura un medico vuol dire che ho ragione a preoccuparmi anch'io!"). A mio parere, in questo periodo chi si occupa di scienza dovrebbe offrire chiarezza che non vuol dire certezze ma buon senso e precisione nel presentare i dati. Solo osservando i numeri si può seguire l'evoluzione di un fenomeno e, eventualmente, rilevarne anomale deviazioni. Tutto il resto è dare un contributo all'ignoranza, la degna anticamera della paura.

(Articolo in versione integrale: http://www.corriere.it/salute/speciali/2009/influenza-a/notizie/medico-figlia-malata-influenza-a_26d54790-ca9a-11de-89f9-00144f02aabc.shtml)

sabato 17 ottobre 2009

Il falco di carta

Immaginate una fionda. Ruotatela di novanta gradi in modo che sia parallela al terreno così che l'elastico possa tendersi avvicinandosi al suolo e schizzare poi verso il cielo. Ora espandetene le dimensioni fino a farla diventare grande decine di metri ed al posto dei sassi al suo interno fate prendere comodamente posto a... cinque o sei persone. Questa mega-fionda esiste da un po' di tempo a Singapore ed è un'attrazione molto popolare. Ogni sera, in una bella zona di locali e ristorantini, centinaia di persone amano farsi sparare a decine di metri di altezza per poi ripiombare urlando verso il suolo, rimbalzare, tornare in alto e via così per un po'. In sè la cosa fa abbastanza effetto perché le persone arrivano davvero molto in alto e l'elastico le spinge poi con pari forza a terra. L'estremo cinismo dei progettisti ha poi munito i sedili di microfoni e videocamere puntate sui visi dei fiondati in modo che da terra tutti possano vedere e sentire la cronaca della paura in tempo reale.

Qualche sera fa, passando lì sotto ho pensato che faccio veramente fatica a capire alcune cose. Una tra queste è perché piaccia tanto alle persone mettersi in una condizione di terrore. Di solito a questo punto salta sempre su qualcuno che ti dice "E' la bellezza dell'emozione forte! Non ami l'emozione forte? No? Cacasotto." Scusate la sintesi ma il messaggio è sempre lo stesso. Seduto sotto la fionda, dunque, pensavo: lasciamo un attimo da parte la (presunta) nobiltà delle emozioni forti e, soprattutto, lasciamo da parte questa (presunta) idea che tutti stiamo parlando della stessa cosa, il fatto evidente è che ogni sera un sacco di gente da tutto il mondo, anziché godersi il bel posto, decide deliberatamente di sottoporsi a questa tortura che permette a tutti di vedere come si deforma la tua faccia in volo mentre strilli come posseduto dal demonio. Ora, dato che non siamo ancora in grado di costruire macchine perfette, prevedere che qualcuno verrà sparato direttamente in Malesia non è veggenza ma solo una questione di tempo, ma la vera domanda è: notando la rottura dell'elastico e l'allontanamento progressivo dalla crosta terrestre pensare che per tutto questo hai anche comprato un biglietto non ti fa sentire un po' stupido?

Questo mi ha portato a riflettere sugli sport considerati "estremi". In televisione qui va molto il format del solito gruppo di stunts americani giovanissimi che probabilmente ha passato metà della vita ad allenarsi e l'altra metà a bere la bistecca con la cannuccia immobilizzati in un letto di ospedale. Fanno salti mortali in moto, volano con le bmx, si lanciano dalle montagne con paracadute-fazzoletto, sciano buttandosi nei crepacci e poi alla fine rilasciano serie dichiarazioni del tipo "ehi, non bevo mai un'aranciata calda!". Probabilmente gli psicologi ci vanno a nozze con questi bizzarri comportamenti e devo dire che anche a me affascinano. Pensare che molta gente è disposta a spendere soldi per aumentare la probabilità di farsi seriamente del male lo trovo esilarante. Mi diverte la seriosità che ammanta la follia.

Se fossero degli squilibrati che la mattina bevono latte e lamette da barba allora una sensazione di umana comprensione la proverei ma quando li vedi, salutisti e romantici, spiegarti la sensazione di libertà che si prova nel buttarsi da un ponte legati ad un elastico, è più forte di me: mi viene da ridere. "Ma è volare!" ti dicono. No è cadere da un ponte. Un sasso, un tostapane o un pollo arrosto farebbero la stessa fine del tuo corpo che - nato mammifero e non uccello - si arrende alla forza di gravità. La visione distorta della realtà diventa poi evidente quando ti parlano del modello animale che vorrebbero emulare: la potenza del volo del falco, l'eleganza del volo del gabbiano, la maestosità del volo dell'aquila... Mai nessuno che citi il barbagianni. Men che meno la lumaca, il lombrico, l'ornitorinco o il paguro. Per la mucca sono d'accordo: è giusto non prenderla come esempio. Ma tutti gli altri animali? Forse non si sentono liberi strisciando, sbavando e scavando? Questo dimostra senza possibilità d'appello che la tesi è pretestuosa ed inconsistente e che il genere umano è davvero interessante.

lunedì 21 settembre 2009

La forte influenza dell'influenza: l'interessante virus H1N1

E' notizia di questi giorni che molti stati hanno acquistato milioni di dosi di vaccino anti-influenzale per contrastare l'esplosione della nuova pandemia di H1N1. Come ormai tutti sanno l'H1N1 o influenza suina o Messicana è un virus considerato "nuovo" per il nostro sistema immunitario perché contiene due geni tipicamente presenti nell'infuenza dei suini asiatici ed europei più alcuni geni di influenza aviaria ed umana. Questo virus è descritto come particolarmente aggressivo e virulento e non passa settimana senza qualche aggiornamento su diffusione della malattia e possibili contromisure in caso di esplosione dei contagi.

Io sono un amante dei numeri non perché mi piacciano di per sè ma perché spesso nascondono significati che, una volta esposti, fanno piazza pulita di clamori mediatici, superstizioni e della più grande forma di controllo che l'uomo abbia mai creato: la trasmissione della paura. Di fronte a questa annunciata catastrofe, dunque, prima mi sono posto qualche domanda e poi ho cercato i numeri.

La prima domanda è stata: quale incidenza di mortalità presenta la nuova influenza? Dal sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ho scaricato qualche dato e ho fatto un banalissimo calcolo. Qui sotto trovate la tabella con le percentuali di morte sul totale dei casi registrati fino al 6 settembre 2009 divisi per regione geografica:



La seconda domanda è stata: questa incidenza è preoccupante o no? Per rispondere ho fatto un confronto con le normali influenze stagionali. In media le influenze stagionali colpiscono dai 3 ai 5 milioni di persone con un numero di morti compreso tra le 250.000 e le 500.000 unità per anno in tutto il mondo (fonte OMS), generalmente nelle classi di età più anziane e tra persone già indebolite da altre malattie. L'influenza H1N1 è considerata più aggressiva perché la fascia d'età in cui si concentra la maggioranza dei decessi si è abbassata da <65 anni a <50, detto questo ho rappresentato qui sotto la sua incidenza in termini di morti confrontata con le influenze stagionali:



La terza domanda è stata: chi colpisce la nuova influenza? La risposta a questa domanda è davvero interessante: non si sa. Provate voi stessi a fare qualche ricerca e noterete come sia praticamente impossibile trovare la minima statistica sull'incidenza di mortalità in rapporto alle condizioni pregresse di salute dei soggetti che hanno contratto il virus. L'unica cosa che so è che in Italia, fino ad oggi, ci sono stati due casi di morte: uno era un leucemico e dell'altro si è in attesa di autopsia per stabilire l'eventuale presenza di una polmonite pregressa. Nel frattempo i titoli dei giornali già sentenziavano "Virus A. Un altro morto". Per ciò che riguarda invece l'informazione ufficiale ho trovato solo una frase nel "Pandemic (H1N1) 2009 briefing note 9" dell'OMS dello scorso 28 Agosto in cui si rileva a riguardo della mortalità riscontrata che "Although the reasons are not fully understood, possible explanations include lower standards of living and poor overall health status, including a high prevalence of conditions such as asthma, diabetes and hypertension". In sostanza si rileva che muoiono di più le persone che vivono in condizioni di povertà e già malate. Una scoperta davvero sorprendente, non c'è che dire. Tuttavia ammettono nello stesso rapporto che nel mondo "The overwhelming majority of patients continue to experience mild illness".

A questo punto vi proporrei un gioco. Una cosa semplice semplice giusto per dare una misura alle cose. Supponiamo di voler dare una dimensione al pericolo, di voler quantificare ciò che anche la nostra parte razionale definirebbe allarmante. Per esempio, se qualcuno vi dicesse che l'influenza nel tempo che impiegate a leggere questa frase ha già infettato dieci persone, vi proccupereste?
Se qualcuno vi dicesse che un terzo della popolazione mondiale ha contratto questa influenza, vi preoccupereste?
Se qualcuno vi dicesse che questa influenza in un solo anno ha fatto un milione e seicentomila morti, vi preoccupereste?
Io risponderei affermativamente a tutte le domande ma qual è il problema? Che questa malattia esiste davvero ma non si chiama "influenza". Si chiama Tubercolosi. E sapete come si trasmette la Tubercolosi? Come un'influenza. Ma dite la verità: avete mai sentito parlare qualche politico o qualche giornale di emergenza imminente, catastrofe e fine dell'umanità? Io no.

Quindi adesso abbiamo una misura di ciò che è allarmante. La Tubercolosi è allarmante e, per milioni di persone, è anche letale. Ma se adesso dicessi: immaginate una malattia che ogni anno nel mondo non uccide un milione e mezzo di persone ma ne uccide dieci volte di più, una malattia che nel 2015 ucciderà 20 milioni di persone equamente divise tra uomini e donne, una malattia che rappresenta il 30% del totale delle morti nel mondo. Può esistere un qualcosa di così catastrofico che uccide più di qualunque virus, bacillo, parassita, cancro o quello che vi pare? Bè se esistesse sarebbe qualcosa di cui non se ne conoscono le cause sennò qualcuno avrebbe già fatto qualcosa, giusto? Sbagliato. Questa mattanza che uccide ogni singolo anno tante persone quante ne ha uccise la prima guerra mondiale si conosce perfettamente e viene classificata con il termine di "Malattie cardiovascolari" e le cause sono perfettamente note: dieta, sedentarietà, tabacco. Avete mai letto sui giornali che uccide di più uno stile di vita comunemente accettato di qualunque altra malattia? Io no.

Dove voglio arrivare? Voglio arrivare al concetto di buon senso, cioè una soglia che permetta a tutti di percepire allarmante un fenomeno che lo sia davvero ed agire responsabilmente di conseguenza. Al contrario, la tendenza generale di governi ed organi d'informazione non mi pare sia questa visto che l'informazione fornita non è completa e non è chiara. Trattare un potenziale problema come fosse un reale problema è già discutibile ma arrivare ad agire in via preventiva vaccinando le persone contro quella che fino ad ora non è altro che un'eventualità mi sembra davvero eccessivo. Io voglio essere vaccinato contro una malattia non contro un'eventualità. Mettiamola così: se degli esperti di tornado venissero a casa vostra dicendovi che, nonostante NON vi sia un pericolo imminente, nonostante NON via sia certezza del rischio e, soprattutto, nonostante NON via sia alcuno strumento che stia rilevando l'arrivo di un tornado, sarebbe bene che, "in via del tutto preventiva", puntellaste casa vostra con il rischio di farla crollare all'istante, accettereste o no?

E qui arriviamo al punto: i vaccini non sono esenti da rischi e per questo dovrebbero sempre rispettare una regola aurea di rapporto costi/benefici. Se il rischio di una malattia non è elevato o, peggio, non è dimostrato, il vaccino non dovrebbe essere usato. Diversamente si rischia di cadere nella situazione in cui la cura può diventare più pericolosa della malattia. Il primo ottobre 1976 gli Stati Uniti iniziarono una vaccinazione di massa che interessò 46 milioni di persone contro una supposta letale influenza suina. Il risultato fu che la supposta letalità restò una supposizione ma circa 4000 persone contrassero, per colpa del vaccino e non dell'influenza, una sindrome neurologica - la Guillain-Barré syndrome (GBS) - che porta a paralisi progressiva parziale o totale. Sia ben chiaro, non sto escludendo la possibilità che il virus H1N1 possa mutare diventando realmente pericoloso. Così come non posso escludere che camminando su un marciapiede si possa essere colpiti in testa da un vaso di gerani. Ma una cosa è la percezione del rischio reale e ben altra cosa è la percezione del rischio ipotetico. Perché devo espormi ad un rischio reale se ho di fronte, oggi, solo un rischio ipotetico? In altre parole, chi di voi per evitare l'ipotetico vaso di gerani, si chiuderebbe preventivamente in casa per sempre? Come dice il rapporto dell'OMS "Close monitoring of viruses by a WHO network of laboratories shows that viruses from all outbreaks remain virtually identical. Studies have detected no signs that the virus has mutated to a more virulent or lethal form". E questa, nonostante i giornali, è, ad oggi, la realtà dei fatti.

La situazione cambierà? Il virus muterà diventando pericoloso? Aumenteranno i morti? Rispondiamo usando il buon senso:
1. Aumentando i casi di contagio aumenteranno presumibilmente anche i morti;
2. Abbassandosi le temperature aumenteranno i casi di contagio, le malattie da raffreddamento e probabilmente anche i morti;
3. I virus influenzali mutano non perché siano "cattivi" ma perché in milioni e milioni di anni di evoluzione sono diventati abilissimi nel farlo. E' possibile che, infettando milioni di persone nel mondo e subendo una potente pressione selettiva dovuta all'uso continuo di anti-virali, si creino delle varianti più resistenti e pericolose;
4. Sui grandi numeri, aumentando il numero degli infetti è atteso che un certo numero di morti sia attribuibile al solo virus e non a malattie pregresse complicate dalla presenza del virus.
Queste 4 risposte sono applicabili a tutti i virus influenzali di ogni anno, di ogni periodo storico e di ogni regione geografica. Solo quando i numeri - e non i giornali - mi diranno che c'è una deviazione anomala dal comune andamento inizierò a pormi il problema. Ora no.

Un'ultima cosa: sapete perché mi sono deciso solo oggi a pubblicare un post sull'influenza? Perché l'ho avuta la settimana scorsa. Dopo tre giorni con un po' di tosse, mal di testa e qualche linea di febbre sono guarito stando un po' a letto, bevendo molto e riposando. Che novità per un'influenza, vero?

martedì 8 settembre 2009

Scritto originale in due parti che risponde a modo suo alla piattezza del fenomeno mediatico. Parte 2: cioè quella del "Ciò che sarà"

Lui nemmeno lo voleva fare. Seduto alla scrivania di fronte alla grande finestra del suo ufficio, guardava la lampada con le bolle arancioni che risalivano silenziose dal basso verso l'alto e pensava che alla fine, se fosse stato zitto qualche settimana fa, se non avesse buttato lì l'idea della bara davanti al palco e del concerto d'addio, tutta questa responsabilità non l'avrebbe nemmeno sfiorato. Certo, tutti quei soldi non gli dispiacevano, però... E poi come cantante nemmeno gli piaceva. Gli sembrava matto e tutti quei passetti, gli urletti, i sospiretti... Ma così stavano le cose. Il diligente Frank Spano, dopo un'onorata carriera dietro le quinte era stato nominato responsabile della nuova campagna discografica post-mortem dell'immortale Re del Pop. Interessante no? Da vivo non era mai riuscito a sopportarlo ed ora, ora che il "mito" era passato a miglior vita doveva curarne immagine e diritti. E cosa cavolo si può inventare su un morto? La stessa domanda l'aveva rivolta ai responsabili dell'etichetta ma la risposta fu una fragorosa, grassa ed irrispettosa risata. Povero Frank. Trattandolo come un bambino che deve ancora imparare la lezione gli avevano spiegato che i morti possono essere più redditizi dei vivi. Ci si può fare un sacco di soldi e "sai perché mio caro Frank?". Pelato e grasso, quell'animale di Bob gli aveva spiegato che i morti fanno comodo perché "non rompono le palle e, soprattutto, piacciono al pubblico". In effetti, ragionava Frank, non aveva mai visto nulla di simile. Il giudizio di molti su Michael Jackson vivo si muoveva in un range che andava dall'eccentricità alla pedofilia. Ma ora, ora che nessuno poteva più sbizzarrirsi nello scrivere nuove pagine di eccessi e manie sembrava che tutto fosse cambiato. Da giorni passavano sul marciapiede lì sotto masse di adolescenti, ventenni e trentenni che indossavano un guanto bianco. Dalle finestre e dalle radio era un continuo di Beat it e Billie Jean come se non fossero mai esistite prima e i critici musicali lo coccolavano celebrando la scomparsa del più "incredibile", "indimenticabile" ed "unico genio del pop di tutti i tempi". "E adesso che ti prende Frankie? Con l'età stai diventando filosofo? Che ti frega di tutto questo? I morti fanno fare un sacco di soldi, Frankie. Guarda bene. Guarda come funziona il gioco. La gente ha bisogno di peccatori vivi e santi morti. Solo così può crocifiggere e far risorgere. Il nostro compito è solo quello di darle quello che vuole. Un modo rapido per sentirsi severa ma giusta, misericordiosa ed infinitamente buona, partecipe e coinvolta. E tutto questo senza alzarsi dal divano, senza dover poggiare la birra gelata e, soprattutto, senza smettere di guardarci mentre li prendiamo per il culo. Hai capito Frankie?"
Gli faceva proprio schifo quella lampada rigurgitante bolle arancioni piazzata sulla scrivania. Ma vicino alla lampada... Vicino a quell'orribile lampada c'era lei: la lista. Ci aveva messo un po' di giorni per stilarla ma i suoi ragazzi avevano lavorato bene. Con una perfetta scansione dei tempi, giorno dopo giorno avevano costruito il palinsesto della nuova carriera post-mortem di Michael. C'era tutto: le ultime indiscrezioni sulla sua vita privata, i figli e il giallo sulla morte, le raccolte rimasterizzate, il nuovo disco di inediti trovati a Neverland, il cofanetto in 5 dvd con tutti i video e le interviste, il film-documentario che alterna scene di vita quotidiana al commosso ricordo dei parenti ed amici, il concerto tributo dei big "per non dimenticare", i libri non autorizzati, il film biografico interpretato da una star giovane ed amata e la fondazione per l'attività di beneficienza. Si c'era tutto. Come sempre.
Gli piaceva rigirarsela tra le mani la lista, toccare la carta ruvida e immaginare quanto valesse. Non gli piaceva Michael Jackson da vivo ma da morto cominciava a stargli simpatico. "Bravo Michael. The King of Pop". Spense la lampada arancione, prese la giacca e, con il sorriso soddisfatto di chi ha fatto il proprio dovere, pensò che doveva sbrigarsi: in tv stasera c'erano i Lakers ed una bella birra ghiacciata ad attenderlo.

domenica 6 settembre 2009

Lettere

Come promesso pubblico alcune lettere arrivate dopo la mail al Corriere. Alcune erano molto lunghe e mi sono permesso di tagliarle mantenendone il più possibile il senso. Secondo me, anche se molto ridotto e distorto dal fatto stesso di far parte di una rubrica, il campionamento è abbastanza rappresentativo di vari pensieri dominanti e caratteristici. Buona lettura.


A chi fa bene la rassegnazione?
A me fa bene.
Sono stanco, mi creda
Non voglio fare la vittima ma dopo 30 anni di lotte, dopo il continuo credere alla Legge, ai diritti, mi sarò pure stancato di prendere batoste o no??!; ecco il perchè della rassegnazione.
Sono stanco di vedere l'amico dell'amico che mi passa avanti nei concorsi, sono stanco di vedere i miei diritti calpestati, sono stanco sopratutto di vedere come la legge viene applicata a chi si ribella e interpretata per gli amici.[...]
Raccomando ogni santo giorno, a mio figlio quasi 18enne di scappare via da questo paese (volutamente con la minuscola).
Adeguarsi o morire (civilmente): mi adeguo e metterò a frutto la mia intelligenza per farmi un giro di amicizie "giuste".......per truffare il mio prossimo e lo Stato a tutto spiano; sporcherò le strade e inquinerò ancora di più.
Se esistesse un indirizzo fisico della Mafia al quale poter indirizzare una domanda di assunzione lo farei senza remore.
Le persone se le ammazzi, se le freghi qui ti ammirano, nel caso contrario sei un fesso.

Mi scusi lo sfogo, Sig. Ottavio
La saluto cordialmente

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Io che protesto sovente contro i diversi puttanai pubblici e privati, vengo considerato dagli amici con benevolenza. Eppure ho moltissimi casi, tutti documentatissimi, di piccole/grtandi vittorie contro questo o quel sopruso, o contro questo o quel malfunzionamento.
Sei in fila dal tabaccaio e quello dietro di te allunga i venti euro passandoti con il braccio sopra la testa? Ma lascia perdere, sono dei maleducati.
E così via, dal caso di poco conto a quello grave. E tutti avanti con l'aria degli ebeti cui si può fare ingoiare tutto.

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Al fegato, carissimo Ottavio.

Perché hai litigato per anni con i commercianti per farti fare lo
scontrino: poi il Parlamento ha varato il "Concordato Fiscale Preventivo"
eliminando l'obbligo dello scontrino. In compenso la spesa ormai la fai
solo al supermercato, a venti minuti di auto, perché ora tutti i negozi
sotto casa se possono farti un dispetto, lo fanno.

Perché hai visto un ragazzotto rubare un portafogli davanti alla Stazione,
ti sei offerto di testimoniare e due agenti della Polfer lo hanno pure
preso. Ma ogni due anni, all'ennesima convocazione del processo, ci si
ritrova sempre te ed uno dei due agenti. L'altro nel frattempo lo hanno
arrestato per corruzione [...]

Anche se, in fondo, lo sai anche tu, Ottavio. Se ho destinato un po' di
tempo all'esigenza interiore di rispondere alla tua domanda, negherei
l'evidenza se non ammettessi che, sotto sotto, completamente rassegnato
ancora non sono. Ma è solo perché so esistere una terza via: la crisi
mondiale prima o poi si attenuerà, ed i miei amici finlandesi il mio
curriculum lo hanno già.

Con profonda ammirazione per i tuoi gesti di civiltà,

Luca

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Stiamo toccando il fondo di un pozzo osceno, se un fondo c'e'.
si raccolgono oramai da decenni I frutti velenosi di 50 anni di orrore
L'Italia torna ad essere una sola "espressione geografica" come era prima del nostro Risorgimento.
Ma, del resto, cosa ci aspettavamo....rose e fiori??

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Oila` Ottavio ! anche se la tua lettera e` rivolta a Beppe , permettimi un breve commento
in merito a quanto ti ha detto quel capotreno ;
la percentuale di chi chiede il rimborso e protesta formalmente è infinitesima.
Vero ,e il motivo e` semplice : perche` la stragrande maggioranza degli italiani ,compreso il capotreno, in situazioni identiche,
si comporterebbe esattamente come si e` comportato l'impiegato dello sportello ; quella non e` rassegnazione e` semplicemente l'accettazione tacita di una situazione di comodo; [...]
..perche` credi che 20 anni fa ho fatto la valigia ? non certo perche` anche in Inghilterra c'era il sole, il mare cristallino e la mozzarella fresca ( anche se devo dire che oggi come oggi trovi anche quella e a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli italiani)

cordiali saluti da una londra che oggi , dopo giorni di pioggia,
si e` decisa a regalare
un raggio di sole
mario

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caro Ottavio, il vero eroe e` colui che ha avuto il coraggio di dire basta , coi fatti, alla monnezza per qualcosa di piu` pulito ; ma dire basta e fare i fatti non e` cosa facile perche` per rinunciare alla propria terra, alle proprie abitudini, alla propria lingua, alla propria cultura , agli affetti ed ai compromessi che , se accettati, avrebbero potuto renderti la vita piu` facile ci vuole non soltanto il coraggio di un leone ma anche e soprattutto una dignita` elevata all'ultima potenza, due qualita` che purtroppo la stragrande maggioranza dei nostri connazionali non possiede.
mario

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L'Italia sta perdendo tutti I treni e soltanto delle inutilita' si parla e si discute a miliardi di parole dette e scritte
PERCHE' COSI' SI VUOLE CHE SIA.
ernesto

mercoledì 29 luglio 2009

Corriere della Sera del 29 Luglio 2009



Oggi mi hanno pubblicato la mail sul Corriere della Sera nella rubrica Italians di Beppe Severgnini:
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/09-07-29/06.spm

A chi fa bene tutta questa rassegnazione?

Caro Beppe,
Lavoro a Singapore come bioinformatico in un istituto di ricerca biomedica. Da una settimana sono in Italia per le vacanze estive e questa è la breve cronaca di tre episodi di cui sono stato testimone:
- Milano, Lunedì 13 Luglio: io e la mia ragazza assistiamo al furto di un borsello vicino al Parco Nord. Inseguiamo l'auto in fuga per segnarci il numero di targa e andiamo a denunciare il fatto ai vigili. Torniamo sul luogo del furto per consegnare i dati anche alla vittima ma troviamo solo un altro testimone oculare che ci avverte che "nonostante il nostro sia un atto [bla, bla, bla] fare i poliziotti non è il nostro mestiere".
- Brescia, Mercoledì 15 Luglio: io e mia madre siamo in coda per acquistare due biglietti. Fa molto caldo e con una cinquantina di persone in attesa ci sono solo due sportelli aperti su sette. Dopo un'ora e mezza mia madre protesta e la risposta è una battuta volgare da parte di uno dei due allo sportello. Allora intervengo io e lo stesso personaggio perde le staffe trattandomi come se il problema fossi io e non il disservizio subito da tutti.
- Verona, Venerdì 17 Luglio: ho un biglietto di prima classe sul treno Verona-Lecce delle 13.31. Lo scompartimento è sporco e maleodorante con aloni di sudore su poggiatesta e braccioli. La giornata è torrida e l'aria condizionata non funziona. Altre persone con biglietto di prima classe non trovano nemmeno il vagone dato che sono state emesse prenotazioni per posti inesistenti.
Di questi tre episodi sai cosa mi ha dato più fastidio? La reazione delle vittime. Chi subisce un torto in Italia reagisce spesso con la frase "tanto non cambia nulla". Uno dei capitreno del Verona-Lecce mi raccontava che in queste situazioni di disagio - note a tutti i dirigenti delle Ferrovie - la percentuale di chi chiede il rimborso e protesta formalmente è infinitesima. Quindi a chi fa bene la rassegnazione? A chi subisce il danno o a chi guadagna nel poterlo fare di nuovo?
Saluti


E' più sintetica della precedente perché lo spazio disponibile è ridotto ma i concetti sono gli stessi. Dato che dopo questa pubblicazione mi sono arrivate un po' di mail interessanti da ogni dove farei due cose:
1. Aspetto qualche giorno e poi le pubblico sul blog (gli autori resteranno anonimi);
2. Dato che sono reduce da una nuova odissea con le Ferrovie ora ho materiale sufficiente per credere che le mie esperienze sui treni di questi giorni non siano un fenomeno randomico. Quindi scrivo anche alle Ferrovie dello Stato e vediamo il tenore della risposta.

sabato 18 luglio 2009

Tanto non serve a nulla, tanto non cambia nulla

Lettera spedita oggi, 18 Luglio ore 18.15, al Direttore di Repubblica Vittorio Zucconi.

Caro Direttore,
Da circa sei mesi lavoro a Singapore come bioinformatico presso un istituto di ricerca biomedica. Da una settimana sono in Italia per le vacanze estive e questo è il breve racconto di tre (sgradevoli) episodi di cui sono stato testimone:
- Milano, Lunedì 13 Luglio, mattina: siamo in auto io e la mia ragazza e ad un autolavaggio vicino al Parco Nord assistiamo al furto di un borsello ad opera di due ragazzi in macchina. La mia ragazza d'istinto preme sull'acceleratore per raggiungere l'auto in fuga e permettermi di segnare il numero di targa. Dieci minuti dopo siamo dai vigili per denunciare il fatto. Reazioni di stupore seguite da flemma estatica. Per sicurezza andiamo anche all'autolavaggio per cercare la vittima del furto e consegnargli i dati raccolti ma troviamo solo un altro testimone oculare che ci avverte che, "nonostante il vostro sia un atto di grande spessore morale [bla, bla, bla] fare i poliziotti non è il nostro mestiere".
- Brescia, Mercoledì 15 Luglio, pomeriggio: io e mia madre siamo alla stazione ferroviaria in attesa di acquistare due biglietti. Ci saranno circa cinquanta persone in coda e solo due sportelli aperti su sette. L'angolo è abbastanza angusto e fa molto caldo. Dei due addetti agli sportelli uno lavora e l'altro si assenta ogni cinque minuti per non chiari motivi. Dopo un'ora e mezza in fila, mia madre decide di andare a chiedere spiegazioni e l'uomo allo sportello la schernisce con una battuta inutile e volgare. Allora intervengo io in modo più deciso e l'uomo allo sportello perde platealmente le staffe come se il problema fossi io e non il disservizio che tutti stavamo subendo. Silenzio ed imbarazzo tra le persone in coda che preferiscono non incrociare i miei sguardi.
- Verona, Venerdì 17 Luglio, pomeriggio: ho acquistato un biglietto di prima classe sull'Intercity Verona-Lecce delle 13.31. Lo scompartimento è sporchissimo, i tavolini non si estraggono e quelli estraibili sono coperti di gomme da masticare. C'è un forte odore di sigaretta e aloni di sudore sui poggiatesta e sui braccioli. L'aria condizionata non funziona negli scompartimenti perché hanno divelto le manopole della regolazione. Le persone con prenotazione nella carrozza 1 (io per puro caso ero nella 2) hanno la sorpresa di non trovare la carrozza. Chi ha emesso i biglietti ha assegnato posti inesistenti e queste persone, con biglietto e prenotazione pagati, devono spostarsi in continuazione con tutti i bagagli lasciando il posto a chi sale. Il capotreno sostiene che lui non ci può fare nulla, che i biglietti non li emette lui e che, madido di sudore ed orgoglioso, "se tutte le lucine sono verdi vuol dire che l'aria condizionata sta andando". Peccato che nessuno la senta.

Io conosco il mio Paese e la mia attuale permanenza in uno Stato dove tutto funziona molto bene non mi ha fatto dimenticare da dove vengo. L'inefficienza, la prepotenza, il sarcasmo, tutte queste cose non mi sorprendono. L'aspetto però che mi ha fatto male e che non avevo mai considerato prima quando vivevo in Italia sa qual è? L'assenza totale di rabbia. Qui quasi nessuno si arrabbia quando viene maltrattato. Si subisce in silenzio sperando che passi velocemente. Al massimo si brontola un po' ma poi finisce in un attimo. Tutte le volte che fai qualcosa in Italia, tutte le volte che intervieni perché è giusto farlo perché è da persone civili e non da eroi, come un disco rotto ti continuano a ripetere: "tanto non serve a nulla, tanto non cambia nulla". Magari è vero ma se, per esempio mercoledì a Brescia, tutte le cinquanta persone in coda avessero protestato anziché assistere inerti allo spettacolo, forse un ventilatore qualcuno l'avrebbe acceso. Strane sensazioni in questi giorni. E' come se la gente, sommersa dal tutto e dal contrario di tutto, dall'ingiustificabile senza vergogna e dalla giustificazione dell'ingiustificabile, preferisse stordirsi di parole piuttosto che reagire. Ascolta e ripete ciò che sente ma non cerca soluzioni. Vivaci discussioni sull'utile, sul futile, sul politico e sul criminale ma parlare non è risolvere. E piano piano la sensazione che il meccanismo si stia fermando. "Tanto non serve a nulla, tanto non cambia nulla". E la rassegnazione a chi serve? Sicuramente non alle vittime. Ai carnefici, invece, è utilissima. Ma la rabbia non c'è più in questo Paese e con la rabbia temo sia svanita anche la speranza.

Un caro saluto.

sabato 4 luglio 2009

Scritto originale in due parti che risponde a modo suo alla piattezza del fenomeno mediatico. Parte 1: cioè quella del "Ciò che è stato"

Michael Jackson veniva violentato dal padre. Michael Jackson dorme in una tenda iperbarica. Michael Jackson condivide il bagno con la sua scimmia Bubbles.

Il mio primo walkman della Sony di colore bordeaux...

Michael Jackson ha comprato le ossa di Elephant Man. Michael Jackson si sbianca la pelle perché non gli piace essere nero. Michael Jackson fa gli interventi di plastica facciale per diventare Diana Ross.

...deflettore posteriore in mille pezzi. Rubato.

Michael Jackson è anoressico. Michael Jackson si è bruciato i capelli durante lo spot della Pepsi Cola. Michael Jackson è diventato strettamente vegetariano. Michael Jackson ha ricevuto il premio da Ronald Reagan. Michael Jackson è amico di Steven Spielberg.

...su una cassetta da 90'. Il sabato pomeriggio restavo attaccato alla radio...

Michael Jackson ha la vitiligine. Michael Jackson violenta i bambini. La sorella di Michael Jackson dice che Michael Jackson è un pedofilo. Michael Jackson si può staccare il naso quando vuole. Michael Jackson si è sposato con Lisa Marie Presley ed il rapporto è "sessualmente attivo". Michael Jackson è stato sottoposto ad un'ispezione genitale per venticinque minuti dal medico legale.


...vedere il pavimento che si illuminava mentre camminava sul marciapiede in Billie Jean...

Michael Jackson è stato accusato di anti-semitismo. Michael Jackson ha avuto due figli attraverso donazione di sperma. La seconda moglie di Michael Jackson ha detto che Michael Jackson non ha donato sperma. Michael Jackson ha avuto il terzo figlio per inseminazione artificiale attraverso una madre surrogata di cui non è nota l'identità.

...e aspettavo sempre l'assolo di Van Halen in Beat it.

Michael Jackson ha esposto suo figlio dal balcone di un hotel scuotendolo nel vuoto. Michael Jackson è regredito all'età di un bambino di 10 anni. Michael Jackson è dipendente da morfina.

...il moonwalker con le calze sul pavimento di casa...

Michael Jackson ha un debito di duecentosettanta milioni di dollari rifinanziato con un altro da trecentomilioni di dollari. Michael Jackson deve vendere la sua residenza Neverland. Michael Jackson si è convertito all'Islam in presenza di Steve Porcaro e Cat Stevens.

...al telegiornale delle 20.00 il video di Thriller...

Michael Jackson è morto per un attacco cardiaco. Michael Jackson non è morto per un attacco cardiaco.


...gli zombie che uscivano dalle tombe ed uno perdeva un braccio mentre camminava...

Michael Jackson aveva lo stomaco pieno di pillole. Michael Jackson voleva essere sottoposto ad un processo di plastificazione post-mortem sostituendo l'acqua del corpo con polimeri siliconici.

...e mi piaceva un sacco alla fine perché lui la svegliava piano ma quando si voltava aveva gli occhi da gatto.

Janet Jackson piange ricordando Michael Jackson. Madonna non ha ancora smesso di piangere ricordando Michael Jackson. Beyoncé canta l'Ave Maria di Schubert in ricordo di Michael Jackson...

...poi le immagini sfumavano e sopra ogni cosa restava la risata di Vincent Price.


La tv si spegne con un flash che illumina per un attimo la stanza.

Beve un bicchiere di tè, ci pensa un attimo e poi l'Autore decide di aggiungere che:
1. Prima delle vacanze natalizie del 1983 si trovò con la sua classe nella pizzeria Il Cormorano di Brescia;
2. In tale pizzeria, il compagno di banco Braghetta Sergio tirò fuori un numero di Playboy in cui appariva nuda e bellissima Ola Ray, la ragazza del video Thriller;
3. La professoressa di matematica Bignetti trovò, in circostanze del tutto accidentali, il numero della suddetta pruriginosa rivista mentre l'autore ed il Braghetta mangiavano distratti e famelici il primo una Quattro Stagioni e il secondo...l'Autore non ricorda;
4. L'Autore non è mai riuscito, nonostante innumerevoli tentativi, a riprodurre fedelmente il passo Moonwalk nemmeno con le calze sul pavimento.

Un'ultima cosa:
L'Autore cerca di distinguere tra ciò che sono i suoi ricordi ed i ricordi che non gli appartengono. Tra ciò che è prezioso (in quanto suo) e ciò che, semplicemente, fa rumore.

domenica 28 giugno 2009

La Resa

Respiro guardando il cielo
mentre il corpo non ha peso.
Il mio bisogno d'aria
ha un suono regolare.
Il cuore muove il timpano
e sott'acqua sento
il sibilo del sangue nelle vene.
Liquida fiducia.
Finalmente si abbandona.
Io vive.
Vede la luna e le palme.
L'acqua illuminata.
C'è del buio nel tramonto.
Quiete densa che respira.
Le persone tornano a casa.
Io vive.
E mi piace averne cura.
Il vento profumato.
La calma nelle cose.
Anche senza di me
Tutto continua a ringraziare.

mercoledì 10 giugno 2009

Il Bene, il Male e i Teletubbies


Warning: Il seguente post è caratterizzato da un linguaggio crudo e diretto nei confronti di innocenti pupazzi colorati. L'autore, consapevole delle critiche a cui potrà andare incontro, sta facendo merenda.


1997. Mentre Deep Blue batte agli scacchi Kasparov, mentre Steve Jobs torna alla Apple, mentre il Pathfinder atterra sul suolo marziano, la BBC non sa fare altro che partorire questo quartetto di deficienti colorati che non mangia, non si riproduce e non si cambia mai la tuta. Le ragioni dell'esistenza su questa Terra di cotanta inutilità semovente sono ignote. Ebeti nello sguardo (secondo solo a quello di grossi mammiferi produttori di latte e metano) e goffi nei movimenti (secondi solo agli stessi mammiferi) passano il tempo a fare "eeeeee", "aaaaaaa" ed ogni tanto "eeeeeeoooo". Cosa si dicono? Cosa nascondono? Sono pericolosi? E' indubbio che rotolarsi da soli o in coppia su un montarozzo verde (che poi è il loro bunker) con una tuta di pelo sotto il sole cocente sia un comportamento quantomeno sospetto. Alla loro vista ci sono bambini che piangono e cani che abbaiano (una sera ne ho visto uno da Dave Letterman che azzannava il televisore quando apparivano 'sti quattro). E poi - domanda - se non mangiano, perché sono obesi? E ancora: che lavoro fanno? Chi li finanzia? Capiscono la nostra lingua? Paciosi e morbidoni, con le loro gesta insulse (raccolta di un grosso fiore che si vede che è di plastica, analisi di gruppo della propria faccia allo specchio, scoperta del monopattino che tra l'altro ha quattro ruote) entrano in casa dal tubo catodico, da lì raggiungono la retina, il nervo ottico e, subdoli, il cervello dei più deboli. Sono una setta? Nessuno lo può dire con certezza ma si è supposta (e mai termine fu più azzeccato) una loro attività sodomitica. Ebbene si. Nel '99 il pastore evangelico Jerry Falwell dichiarò che Tinky Winky era omosessuale. I segni sono incontestabili: la tuta viola ed il triangolo in testa, tipica simbologia da Gay Pride. Ma io mi domando: perché sono così famosi questi grossi fagioloni sorridenti? Obiettivamente: sono brutti, si muovono male, non danno nessun segnale di intelligenza e cascano per terra ogni due secondi. E poi? Ridono. Ma che ti ridi se non stai in piedi? Potrebbe essere che abbiano problemi all'organo dell'equilibrio. Oppure indossino delle calzature inadeguate. O magari ci vedano poco... Insomma, qualche problema ce l'hanno di sicuro. Ma problemi più gravi li avevano quel milione e trecento mila persone che nel dicembre del '97 comprarono il singolo "Teletubbies say Eh-oh!" e che permisero a questo rimarchevole pezzo di restare primo in classifica nella Uk Singles Chart per due settimane e nella Top75 per 32. Solo le Spice Girls riuscirono a scalzarli dal loro trono con il pezzo (ironia della sorte) "Too much". Ovviamente c'è pure il video in cui questi quattro offrono il meglio di sè producendo nel loro bunker una brodaglia rossiccia (che poi si bevono), simulando un incontro di karaté con un tostapane e bruciando allegramente centinaia di frittelle. E alla fine? Ridono, ovviamente.
Io credo che i Teletubbies dimostrino essenzialmente due cose: la prima è che siamo attratti dall'orrido e vabbè, si sapeva. Ma la seconda mi piace di più: il Teletubbies è una metafora e tra l'altro - udite udite - anche molto istruttiva. Di fatto questi esseri fastidiosi non sono altro che l'ottimizzazione della positività. Sono buonissimi, sono felicissimi, sono spensieratissimi. Vivono in un mondo verde in cui c'è sempre il sole. Un mondo in cui non ci sono i cattivi ma fiori e coniglietti. Non ci sono punte o spigoli ma tutto è tondeggiante, rassicurante, dolce e silenzioso. Ed ecco l'insegnamento: quando elimini il male, il bene può diventare davvero orribile. La faccia dei Teletubbies, ferma in quell'unica espressione ghignante è volutamente inquietante. E siccome chi inventa questi prodotti è sempre più furbo di chi li compra, credo che alla Ragdoll Productions stiano ancora brindando per essere riusciti a creare una trasmissione che nasconde nel suo target "per bambini" la parodia (per adulti) del mondo perfetto. Un mondo in cui l'assenza di una metà del tutto mostra l'altra metà in tutta la sua luce: goffa, ebete e profondamente insulsa.
Detto questo, a me i Teletubbies risultano insopportabili e, per sicurezza, porto sempre con me un accendino: si vocifera che le loro tute siano in acrilico...

sabato 23 maggio 2009

Appunti psicoacustici #3

Cosa: Hoppipolla, Sigur Ròs
Dove: Singapore, Ufficio
Quando: Venerdì, 15.42, Maggio
Note: Piccoli nastri di scotch bianco sui bocchettoni dell'aria condizionata. Due file di neon parallele e il portapenne. La plastica trasparente. Per un solo attimo, ogni cosa.

venerdì 8 maggio 2009

38

Sentirsi bene
Sentire il bene
Non c'è attrito
Senza resistenza
Mi diverto quando rido
E quando piove
E poi quando il tuono ancora deve arrivare.
Quando mangio ciò che amo
Quando solo scopro l'ovvio, il semplice, l'evidente.
Amo il piccolo, il particolare, l'asimmetrico
Il tocco, il punto, il nero
L'impreciso, l'inatteso.
Una sola nota che trova la strada
L'umano a cui mi lego
Il poter fare meglio di così
Perché si può fare
meglio di così.
L'altra notte il temporale
ha fatto a pezzi il cielo.
La mattina il marciapiede
era coperto di fiori.

Sentire s'impara.

mercoledì 6 maggio 2009

domenica 29 marzo 2009

lunedì 23 marzo 2009

I nomi delle cose

La via più rapida è dargli un nome.
Ed avere d'un tratto l'illusione
che tutto sia cambiato.
Che qualcosa sia diventato tuo.

Coltelli affilati per sezionare il tutto
levigano i bordi di ciò che ancora non conosci.
Ma i nomi non sono mai stati ciò che descrivono.

Non si regalano 7 nomi di rose rosse.
Non si viaggia con il dito su una mappa.
Non si vive ripetendo che "domani, vedrai".

Qui ed ora è il dono primo ed ultimo
che il tempo concede.
Il muoversi delle foglie non è per tutti.

Chiediti come ti senti.
Cosa ricordi?
Dov'eri l'ultima volta che è accaduto?

Dall'appartamento accanto le note di un violino.
Non so chi stia suonando.
Non so che faccia abbia.

Prepotente, una molecola di vita
che danza nel mio salotto.

E' musica.
E' umano.
E' il senso delle cose
che esplode senza nome.

Non si diventa padri facendo figli.
Non si diventa amanti senza amore.
La via più rapida è dare i nomi.

Ma è nei fiori il profumo
che puoi ancora sentire.

sabato 7 marzo 2009

Asia

(by Gine)

sabato 3 gennaio 2009

Con te

Dolce è restare ad ascoltare
ora che il mio sudore è sulla tua fronte
e il tuo sguardo nei miei occhi.
Il dono veniva da lontano,
dove il silenzio è mare di notte,
suono senza nome.
Da lì la radice del respiro
si fa tratto di matita,
volo di uccello
e l'occhio che li guarda.
Tutto questo non è mai esistito prima d'ora.
Perché ogni cosa nasce nel momento in cui accade.
Tutto questo non esisterà mai più dopo di ora.
Perché ogni cosa muore per poter cambiare.
Il tempo protegge il segreto chiamandolo istante.
Ed è lì che ti ho incontrata,
mia meravigliosa gioia
e forza delicata.
D'un tratto sei ciò che guardo.
Sei proprio tu che sento
nell'istante esatto senza tempo né ricordo.
Ti sfioro con il naso
e una piccola goccia salata
mi abbandona per raggiungere te.
Dolce è restare ad ascoltare
ora che il mio sudore è sulla tua fronte
ed il tuo sguardo nei miei occhi.
Attendo ancora un po'
prima di parlare.
Attendo ancora un po'.
per restare così.
Con te.