mercoledì 10 marzo 2010

Forever Young ed il Tasso di non-creatività

In quest'epoca di bassa fedeltà e altissimo volume
il rumore allucinante delle radio non ci molla mai;
e quanti cantanti musicisti arrabbiati
che farebbero meglio a smettere di fumare.
Brutta produzione altissimo consumo,
la musica è stanca, non ce la fa più,
e quante cantanti di bella presenza
che starebbero meglio a fare compagnia.
(Franco Battiato, La musica è stanca, EMI Records 1983)

Ascoltando la radio o guardando i canali musicali, ho la stessa impressione: la musica è stanca. Non è questione di qualità, non è questione di suono. Bionde ridens, adolescenti insulsi, lesbian-fake, esistenzialisti "de noi artri", punky-fashion, macho-teneroni e donne dal sedere enorme - che non ci sarebbe niente di male se non diventasse l'unica cosa che ricordi alla fine di un video - raggiungono qualità sonore notevoli grazie a budget stellari, ma la loro musica? Com'è la loro musica?

E' sempre difficile dare giudizi perché si rischia di cadere nel gusto personale ed essere poi presi per il nonno della situazione (..."perché sei un nonno!", anticipo il buon G prima che lo dica lui). D'altra parte, ogni epoca ha i suoi conflitti generazionali che vedono i genitori scagliarsi contro i miti dei figli dimenticando che dai loro genitori ricevettero lo stesso trattamento. Generalmente la regola è che il nuovo cantante è sempre peggiore di quello vecchio perché, detto sinteticamente, quello vecchio "sapeva cantare", quello nuovo è un "drogato analfabeta". Io vorrei evitare questo delicato modo di giudicare perché è lo stesso che ha portato a classificare come "mostri" gente che ha riscritto le regole musicali, toccando così forte milioni di persone da diventare colonna sonora di una vita oltre che segno indelebile di un'epoca.

Quindi? Come se ne esce? Come sta la musica oggi? Secondo me c'è un modo per capire lo stato di salute della musica. E' un metodo obiettivo perché non riguarda il gusto personale ma solo dati misurabili. Introduco due semplici parametri:

1. Numero assoluto di cover prodotte annualmente (CPA)
2. Tempo che intercorre tra l'uscita del brano originale e l'uscita della sua cover (TOC)

Di questi tempi si noterà come il primo parametro (CPA) aumenti mentre il secondo (TOC) si riduca. Cioè, ogni anno ci sono sempre più cover che ripropongono brani originali sempre più recenti. Dividendo il primo per il secondo (CPA/TOC) si può ottenere una sorta di Tasso di non-creatività - tristemente crescente negli ultimi anni - che esprime il nostro progressivo allontanamento dal piacere di essere speciali perché capaci di creare cose che prima di noi non esistevano.

Chiarisco subito: il problema non è fare cover. Il problema è che oggi tutti fanno cover e, ad onor del vero, spesso non sono nemmeno granché. Ma la domanda sorge spontanea: perché il sottoscritto, in una bella mattina di marzo, decide di investire parte del suo amato tempo per scrivere un post sullo stato della musica oggi? Prima di tutto perché mi diverte un sacco e in secondo luogo per una ragione affettiva. Qualche tempo fa scrissi che la musica degli anni '80 è stata tanto brutta quanto indimenticabile. Come testimone adolescente di quel periodo, sento quella musica come parte di me, esattamente come i cartoni giapponesi, il Commodore 64 e la voce di Dan Peterson. Volente o nolente, amandola ed odiandola, non ci posso fare nulla e me ne accorgo appena partono le prime note di una canzone dei Culture Club, dei Duran, degli Spandau, di Howard Jones o dei Talk Talk.

Questo breve e sentito preambolo è solo per far capire il mio stato emotivo quando ho sentito la cover non di Hendrix, non dei Pink Floyd, non dei Beatles ma... degli Alphaville, Forever Young. Giocano facile Jay-Z e Mr Hudson perché pompare di bassi e rappare un brano come questo significa ridurre al minimo il rischio di non vendere. E' curioso notare come molti di questi "Yo-man!" testimonials di storie d'infanzia difficile, di rischio e rivalsa, di coraggio che non si piega e non si spezza, di vittoria sul duro ring della vita ed un passato che ancora ulula da lontano optino poi per operazioni commerciali che manderebbero primo in classifica anche il mio orsacchiotto.

Jay-Z a parte, ascoltando mesto e rassegnato la cannibalizzazione di Forever Young, mi chiedevo: se il mio passato ha per istantanee canzoni originali, quale tipo di passato avranno gli adolescenti di oggi. Cover? Credo di no per una ragione molto semplice: con un Tasso di non-creatività in crescita esponenziale, l'emivita di una cover è infinitamente inferiore a quella di un brano originale. In questo mercato devi mangiare masticando veloce, digerire in fretta e dimenticare ciò che hai appena ingerito sennò non possono vendertelo di nuovo. Il passato è un lusso per pochi.

Chissà cosa succederà tra qualche anno. La musica sta diventando sempre più ciò che le si costruisce intorno. Le vite finte dei cantanti finti, i mega-show visibili dalla Luna, le interviste con rissa ed i party-orgia con la pistola, la coca che così fan tutti e la noia che fa snob. L'istantanea dei ricordi che in questo esatto secondo si stanno formando ha per colonna sonora una cover. E domani cosa sarà? La cover di una cover? "Bassa fedeltà ed altissimo volume", la musica è stanca ed il Tasso di non-creatività non perdona. Io mi riascolto Forever Young, quella degli Alphaville e mi tengo ben stretta la mia brutta musica indimenticabile.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Tesoro, mi tocca non essere d'accordo!
Cioè, sono d'accordo se ascolti la musica che passa alla nelle radio mainstream, ma allora potremmo dire lo stesso dei film che ci passano alla tele o sul satellite (stavo x fare pubblicità a gratisse ad un brand..mi son fermato in tempo)

Pensa invece che in rete trovi ogni maledetta settimana almeno 20-30 album nuovi, di tutti i generi e intendo tutti tutti.

E se, in uno spasmo di legalità, non hai voglia di delinquere (?) ci sono radio on-line a migliaia, da passarci giorni a sentire canzoni vecchie, vecchissime, metal furibondo o country (bello i primi 5 minuti x' mi ricorda Hazzard, poi la tematica campagna-donna-amico-tradimento mi fiacca).

G.

otty ha detto...

Verissimo, ma trovare fonti musicali "alternative" è sempre stato possibile anche prima di internet. La differenza che sto notando ora è che mentre qualche anno fa non c'erano molte cover in giro e se c'erano erano di brani storici, oggi ce ne sono tante e di brani recenti. Perché? Io la vedo così: il bacino da cui attingere musica è sempre più vasto e le major, una volta detentrici del potere di forgiare musica, oggi stanno perdendo colpi. Per resistere cercano di andare sul sicuro usando varie tecniche, una tra queste il vendere più volte lo stesso brano. Che sia il canto del cigno delle multinazionali discografiche? Lo vedremo presto. Io, come te, me ne sto lontano da ciò che mi annoia... Però Daisy Duke mi piaceva.

Anonimo ha detto...

Boh, quali altre fonti avevamo a 16 anni per sentire musica, a parte le cassette di mio cugggino??
All'epoca si comprava [parlo in generale, non ti offendere subito] quello che ti dicevano la televisione e le riviste.
Il problema è che adesso i ragazzini, che in teoria dovrebbero spendere solo in musica visto che non bevono e non scopano, la tele non la guardano e i discografici sono alla disperata ricerca di un modo per comunicare con i suddetti ragazzini...

ah, parlando di cover: che mi dici di Hollywood che tira fuori L'A-Team [mi ci porti, papà????] e Karate Kid [non ci provare]?
G.

emmecola ha detto...

Sono d'accordo con Otty sul fatto che le case discografiche cerchino la via più facile per fare soldi ultimamente.. Penso che la causa scatenante della crisi delle major sia stata l'esplosione di internet e degli mp3: è vero che anche una volta si potevano copiare cassette e cd, ma adesso con il file sharing la situazione è molto peggiorata. E le etichette cercano di difendersi in qualche modo.. Però forse inganna il nome "tasso di non creatività", perchè sembra che i musicisti siano meno creativi, invece magari lo sono ancora ma sono "costretti" dalle case discografiche a fare cover su cover! Come andrà a finire non lo so! :-)

otty ha detto...

Per G: a parte le cassette di tuo cuggino, soprattutto all'estero, c'erano radio indipendenti, locali di nicchia e negozi alternativi dove si sentiva di tutto tranne la musica di DJ Television. Pensa che il mio compagno di banco si faceva arrivare i bootleg dei suoi gruppi preferiti dal giappone. Quindi, anche se meno accessibile, una via di fuga c'è sempre stata. Per A-Team e Karate Kid sono davvero senza parole e credo sia l'ennesima conferma della ricerca di meccanismi facili x "toccare" le persone. Il Tasso di non-creatività è in piena crescita.

Per Emmecola: in effetti, credere oggi che la musica la facciano le band è un'idea un po' ingenua. D'altra parte, immaginare che gli artisti non possano che subire il potere delle case discografiche mi sembra regalargli un alibi. Ci sono molti esempi di gruppi che per poter fare la loro musica hanno deciso di stracciare contratti faraonici. Pazzi? Eroi? Boh, io però i dischi di questi ragazzi me li compro e continuerò a comprarmeli. Spesso fanno bella musica e si meritano ogni euro che chiedono.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

emmecola ha detto...

Sì sì.. Hai ragione! Però una volta il musicista era forse più libero.. I creativi certo ci sono ancora ma sono un po' più rari!
O forse semplicemente siamo ingannati proprio dal fatto che sono le major a caratterizzare in maniera prepotente la musica di un'epoca, e se le major cambiano approccio sembra che anche la musica nel complesso sia cambiata. La questione è complessa! Ma l'esperto di musica non sono io :-)