sabato 7 giugno 2008

Gentile Ministro dell'Ambiente...

Lettera appena spedita al Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ed ispirata dalle dichiarazioni del Governo sulle nuove linee guida in tema di energia nucleare.

Gentile Ministro dell'Ambiente,
In questi giorni in Italia il tema dell'ambiente è tornato all'onore delle cronache non solo per il problema dell'immondizia a Napoli ma anche per la proposta del Governo di aprire nuove centrali nucleari. Io non sono un esperto di energia nucleare e ciò che noto con disappunto è che, nonostante la maggior parte delle persone ne sappia quanto me, spesso assisto a discussioni infinite sul nulla dove le due fazioni - pro e contro il nucleare - si affrontano con astio. Sembra che l'interesse cada non tanto sull'oggetto della discussione quanto sul piacere nell'apparire più o meno aggressivi. E alla fine il più forte decide. Anche se posso capire che in televisione attiri molto di più la discussione accesa, meglio ancora l'insulto, io trovo che passare una serata a guardare due persone che alzano la voce mentre parlano di cose alquanto delicate e concludere alla fine che ne si sa quanto prima sia solo un modo poco divertente di perdere tempo. Ciò che mi interessa è, indipendentemente dalla coalizione che ha vinto le elezioni, cosa ne sarà della qualità della mia vita e di quella delle persone a cui tengo. E Lei, in questo momento, è il custode istituzionale di tale qualità. Quindi Le scrivo. Ora, io non ho mai capito una cosa: noi viviamo in un continente che oltre ad essere ricco di cultura è anche ricco di esperienza in campo energetico. Molti Paesi da decenni testano tutte le possibili fonti energetiche alternative ed alcune funzionano talmente bene da fornire oggi quantitativi non irrilevanti di energia. Nonostante ciò, tutte le volte che viene eletto un nuovo Ministro dell'Ambiente in Italia si ricomincia a parlare di "esperimenti", "impianti pilota", "studi di fattibilità" e via dicendo. Ragioniamo un attimo in termini pratici: dato che, come detto sopra, l'esperienza in Europa non manca, per quale ragione non la si misura? Voglio dire, ci vuole tanto a costruire una serie di indicatori quantitativi che misurino i rapporti quantità/efficienza, costi/ricavi, livelli di rischio ambientale e fattibilità sul territorio di tutte le fonti energetiche e le tecnologie oggi disponibili? Io in televisione o sui giornali non ne ho mai sentito parlare. E non è una cosa di difficile realizzazione visto che ogni anno varie riviste economiche compilano tabelle analoghe - ma molto più complesse - per misurare, ad esempio, la qualità della vita nei vari Paesi del mondo. E non sarebbe nemmeno una cosa costosa visto che tutti i dati sono già disponibili. Si tratta solo di costituire una commissione di personalità unanimemente riconosciute - possibilmente all'estero - di statistici, medici, chimici, fisici e geologi che raccolgano i dati disponibili in materia di energia e relativi effetti ambientali e lasciare loro il compito di definire indici quantitativi e punteggi. Basterebbero pochi mesi di lavoro per arrivare ad un risultato attendibile ed esaustivo. Disponendo di queste tabelle sintetiche sarebbe molto più semplice non solo scegliere quanto, come e dove investire in termini energetici ma anche comunicare con le persone perché tutti siamo in grado di capire il significato di una valutazione numerica, pochi invece un linguaggio farcito di tecnicismi di settore o slogan da pubblicità. Non solo. Il disporre di misure quantitative permetterebbe anche di considerare delle scelte di tipo integrato che consentirebbero, a parità di efficienza, di ottimizzare uno dei parametri fondamentali: la sicurezza ambientale. Indipendentemente da chi lo ha eletto, penso che, da parte di un governante, basare le proprie scelte su dati di fatto misurabili e per questo dimostrabili sia molto serio e più accettabile. E' solo questione di civiltà e rispetto perché l'aria che respiro io è la stessa che respira Lei e tutte le scelte che si fanno in campo ambientale dovrebbero tenere ben presente il fatto che siamo tutti coinvolti. In mancanza di un'informazione cristallina sulle fonti che determinano le ragioni di una scelta, in mancanza di una discussione reale tra chi governa e chi è governato, l'unica cosa che si può pensare è che le variabili da cui dipendono le scelte in campo energetico siano legate ad interessi di parte e questa è proprio la strada che porterebbe al classico disastro annunciato ed irreversibile. Ma questo non è il nostro caso, vero Ministro?

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