venerdì 27 aprile 2007

Slava

La sera del 11 novembre 1989 mi fermai davanti al televisore mentre al Tg1 stavano trasmettendo un servizio sulla caduta del muro di Berlino. Si vedeva un signore calvo e vestito di scuro che, seduto su una sedia, suonava un violoncello. La cosa che mi colpì di più al momento furono due piedi gialli di Topolino che facevano capolino dietro la sua spalla sinistra disegnati sul muro. Quel signore era Mstislav Rostropovich che pensò di festeggiare la caduta del muro nell'unico modo che conosceva: suonando Bach con il suo violoncello. La scena era surreale: un pezzo di muro di Berlino coperto di graffiti, un maestro del violoncello, persone tutte intorno che ascoltavano in silenzio. La vergogna, l'arte, l'uomo. Questa scena mi fece pensare ad una cosa di cui sono ancora convinto: le cose sottili e belle della natura umana si lasciano mangiare, calpestare e fare a pezzi dalla brutalità e dalla violenza ma non muoiono mai e alla fine ci sarà sempre qualcuno a ricordarci che siamo, in fondo, esseri delicati. Io non ho mai conosciuto il signor Rostropovich e non ho mai assistito ad un suo concerto ma quella sera, suonando da solo davanti ad un muro, mi insegnò qualcosa. Oggi, il signor Rostropovich se ne è andato.

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