martedì 5 febbraio 2013

Lo Space Shuttle e il Presidente

Il 28 gennaio 1986, poco prima di pranzo, ero a casa con la febbre. In televisione c'era Enrica Bonaccorti che conduceva il programma Pronto chi gioca? D'un tratto, la vedo ricevere una notizia da un cameraman e mettersi una mano davanti alla bocca. Era appena esploso lo Space Shuttle Challenger.

Ciò che veniva considerato una meraviglia tecnologica nonché l'orgoglio di un'intera nazione, dopo 73 secondi di volo, ora era solo riccioli di fumo bianco su sfondo blu. A seguito del disastro, venne istituita una commissione di inchiesta composta, tra gli altri, dal fisico premio Nobel Richard Feynman. Feynman dimostrò durante una seduta della commissione come sia possibile, con l'aiuto di un bicchiere d'acqua ed un anello di gomma, ridimensionare il mito di una brillante istituzione americana come la NASA che, in quella circostanza, aveva commesso un grave errore. E tutto ciò accadeva negli anni '80, cioè nel più vivido e luccicante edonismo reaganiano.




Ciò che è davanti agli occhi di tutti in questi giorni è l'esplosione in diretta televisiva non di un razzo ma di una banca, il Monte dei Paschi di Siena. C'è chi ha i razzi e c'è chi ha la storia. Essere la banca più antica del mondo non è poi una cosa così brutta ma, evidentemente, qualcuno ha pensato di distruggere tutto per fare i propri interessi. Ci si poteva aspettare l'istituzione di una commissione d'inchiesta composta magari da esperti indipendenti, perché è così che si fa normalmente quando si cerca di fare chiarezza. E invece no. A quanto pare, il fatto che gli organi di controllo non abbiano notato delle curiose operazioni da qualche miliardo di euro non solleva troppe perplessità. Il fatto che la politica sia nelle banche quanto il latte nei formaggi nemmeno. Al contrario, a fronte di questa situazione, gli ultimi due governi hanno pensato bene di scaricare sulla collettività il salvataggio del Monte dei Paschi proponendo un nuovo stile che sicuramente avrà un grande successo in futuro: il malaffare sostenuto dal contribuente.

Ma perché queste cose succedono? Ieri è stato lo stesso Presidente della Repubblica a spiegarlo molto chiaramente:
 
Il Capo dello Stato avverte il rischio che si possa offuscare di fatto l'immagine, le capacità operative e l'integrità di una delle principali istituzioni di vigilanza e garanzia del Paese, qual è la Banca d'Italia, e si possa, quindi, pericolosamente incidere sulla percezione di stabilità del nostro sistema bancario da parte dei mercati (Fonte: www.quirinale.it).

E questo è il problema. Fuori dai mille dibattiti pre-elettorali, fuori dall'indigestione di tesi, antitesi, analisi, ricette e soluzioni proposte dagli stessi politici che fino ad oggi di tutte queste soluzioni non sono stati capaci di implementarne nessuna, uno dei problemi reali dell'Italia sta proprio in questo enorme retaggio che ci portiamo dietro da secoli. È lo sfondo, è l'aria che si respira, è la sensazione che si prova quando si entra in un ufficio con un'etichetta sulla porta. Il problema principale non è mai risolvere il problema ma come conservare il prestigio ed il potere che ne consegue. Esattamente come nel medioevo bastava l'arrivo del dottore a tranquillizzare il popolo perché "lui è il Dottore", oggi il concetto di istituzione gode dello stesso privilegio autoreferenziale. Il rispetto che si deve provare per le istituzioni in Italia non è legato al loro "fare" ma al loro "essere" trasformando lo stesso rispetto da riconoscimento meritato a status di cui si gode "in quanto tale", incondizionato ed indipendente dal proprio agire. Il fatto è che sganciare il rispetto dalle azioni che dovrebbero indurlo può funzionare in un paese dove l'atto di fede è ancora considerato un normale argomento di dibattito politico ma non può reggere agli occhi di un mondo più avvezzo alla regola del merito che all'intercessione divina. In altre parole, il rispetto dovrebbe arrivare sempre dopo aver dimostrato di meritarlo e mai prima. In Italia, invece, in questa strategia del do-not-disturb si è arrivati a far ricadere la responsabilità di un errore su chi l'errore l'ha subìto, sul paziente che protesta piuttosto che sul "Dottore" che ha sbagliato. In Germania sono stati allontanati i membri delle istituzioni che hanno copiato la loro tesi di laurea. È perché i tedeschi sono degli anarchici, anti-politici e irrispettosi verso le proprie istituzioni o forse perché hanno capito che per dare al mondo un'immagine di affidabilità e serietà è fondamentale allontanare chi questa immagine può macchiare? E se i nostri organi di controllo non hanno notato delle operazioni di tale portata, gettare acqua sul fuoco per il buon nome dell'istituzione renderà la loro immagine più presentabile agli occhi dei mercati o farà pensare agli investitori internazionali che l'Italia è solo un paese da abbandonare a sè stesso?

Ognuno ha i Feynman che si merita...





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