martedì 7 agosto 2012

Alex Schwazer e i Fascisti su Marte

Oggi vorrei esprimere il mio giudizio sulla vicenda di Alex Schwazer, positivo all'epo ergo dopato. Posto che doparsi è cosa sbagliata e doparsi per le olimpiadi è cosa anche molto stupida, la cosa che trovo davvero fastidiosa è la tragedia greca che sta montando l'informazione e tutti i mega-capi dirigenti dello sport italiano. Ok, Schwazer ha sbagliato ma trattarlo come fosse un mostro comincia a sembrarmi un po' eccessivo.

Ciò che sto notando in queste olimpiadi è l'estensione mediatica del modello gladiatorio-calcistico a tutti gli sport. Appena becchiamo una medaglia la RAI inizia a trattare degli sportivi - anonimi fino ad un attimo prima - come fieri e prodi, miglior espressione di questa Italia mai doma. E si arriva ad autentiche perle da immaginario guzzantiano quando, ad esempio, si vede la squadra statunitense del tiro con l'arco, whatzammerica fighi e scultorei, confrontarsi in finale con i nostri tre gaudenti e panzuti che sembrano usciti da un hotel di Rimini a pensione completa. Basterebbe questa sfida impossibile tra Mazinga e Ratman per godersi la vittoria e invece no, appena vincono gli italiani inizia l'ode da Fascisti su Marte che li bolla con retorica ineffabile come "I nostri eroi!"...

Ecco, in questi giorni ho assistito proprio alla rivisitazione dei giochi olimpici (ripeto: g-i-o-c-h-i) in salsa Istituto Luce, dove se vinci sei una gloria a cui la nazione deve guardare come fulgido esempio, se perdi sei una "delusione", un reprobo ed un vergognoso nessuno. E se poi ti dopi sei un indegno che insozza l'italico tricolore. Che la cosa prendesse una piega di questo tipo l'avevo già subodorato durante la sfilata della cerimonia iniziale. Tutti i paesi entravano con gli atleti e qualche funzionario nelle ultime file. Arriva l'Italia et voilà, dietro la bandiera chi c'è? Uno squadrone di sessantenni stempiati che ti fa pensare: "Ma non è che la squadra italiana è po' fuori forma?" e solo dopo capisci che sono i dirigenti. Mica possono stare dietro loro, eh!


Il segreto italico è tutto nella gioventù

E' per questo che oggi mi danno fastidio queste grida scandalizzate verso Schwazer. Si è bombato? Ok, lo si punisce. Ma sbatterlo in prima pagine al pari di un assassino mi sembra un tantino eccessivo. La scusa è che un atleta olimpico deve rappresentare un esempio per i giovani e qui torniamo a quella che secondo me è una classica minchiata autoreferenziale, ennesima dimostrazione che meno conti e più devi convincere il mondo che il tuo ruolo sia fondamentale per la vita del pianeta. Siamo onesti, quanti di noi la mattina si svegliano facendosi ispirare dalla Vezzali o dalla Pellegrini? Io no, anzi, posso dire che degli atleti olimpici - vincitori e non - mi interessa tanto quanto mi potrebbe interessare la vita di uno sconosciuto scelto a caso sull'elenco telefonico di Cuneo. E la dimostrazione - diciamo una delle tante - che nel nostro paese c'è qualcosa di strano è che tutti i giornali oggi dedicano molto più spazio al tiro al piccione sul ragazzo di Bolzano - a dire il vero, più famoso perché dopo aver munto le vacche si abbuffa di Kinder Pinguì con suo fratello - anziché parlare di tutti gli altri ragazzi che ieri hanno vinto una medaglia. Ma si sa, da noi fa sempre piacere trovare qualcuno da lapidare e più è innocuo il lapidato più sarà cruenta ed esemplare la sua lapidazione.


Lo sguardo del temibile mostro

Andiamoci piano con il creare mostri prèt-a-porter. La vera punizione per Schwazer arriverà nei prossimi mesi ed anni, quando la sua carriera, la sua popolarità, la sua esistenza di allenamenti e rinunce si rivolteranno contro di lui ed il suo nome resterà per sempre associato ad un solo e semplice stupido gesto. Per me è una pena sufficiente e le reazioni di questi angeli ed arcangeli che vivono lo sport da dietro una scrivania e sparano pesante solo quando non corrono alcun rischio, mi fa anche un po' schifo. Almeno Alex Schwazer una medaglia bella e d'oro l'ha vinta. Questi signori, invece, mi sa che non hanno vinto né vinceranno mai niente.

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