mercoledì 8 giugno 2011

L'IKEA batte il Papa

Il fatto è questo: secondo il Papa le coppie che non si sposano non sono una vera famiglia. Il mio pensiero in merito è molto semplice e non voglio sprecarci su troppo tempo: è un punto di vista criticabile sotto due aspetti, il merito e la forma. Nel merito perché prima di definire cosa appartenga alla classe Famiglia si dovrebbe definire la classe Famiglia. In altre parole, è Famiglia chi si sposa in chiesa? Ok, quindi non è Famiglia chi si sposa in comune, chi si sposa con rito ebraico, buddista, shintoista o che ne so io. Se così fosse, solo il Papa avrebbe, dunque, il potere di decidere cosa è Famiglia da cosa non lo è ma, dato che non mi risulta nessun brevetto cattolico sulla classe Famiglia, questa ipotesi è da scartare. Il secondo aspetto criticabile è nella forma perché sarebbe molto meglio sentire ogni tanto da parte del Papa qualche prudente "Secondo me", "A mio modestissimo parere" e "Senza voler offendere nessuno". Entrare in punta di piedi in terreni privati è sempre una buona abitudine. Anche per un Papa.

Ma passiamo alla parte più interessante. Fino a qualche tempo fa mi sarei domandato per quale ragione una redazione di un quotidiano avrebbe dovuto dare spazio a pareri così bizzarri. Voglio dire, il Papa ha il diritto di pensare ciò che vuole ma perché dobbiamo conoscere tutti il suo pensiero? Non potrebbe restare nell'ambiente di chi lo segue come accade per gli ebrei, i buddisti, gli avventisti del settimo giorno e via dicendo?

Oggi, però, ho realizzato una cosa. Non ha senso chiedersi perché i giornali diano spazio a queste cose perché i giornali non sono dei fedeli ricetrasmettitori della realtà. A parte l'imparzialità dei cronisti, spesso e volentieri i fatti si raccontano come gli uffici stampa vogliono che vengano raccontati. Anche il Vaticano ha i suoi uffici stampa e forse i meccanismi non sono così casuali. Facciamo un esempio: di tutto ciò che ha detto il Papa, qualcuno riesce a ricordare qualcosa che non sia legata a questa curiosa uscita sulla famiglia? Ma, penso umilmente, non è che una chiesa in piena crisi ricorra a tecniche di marketing per far ancora parlare di sè? Non è che per restare ancora nei ricordi degli italiani - all'estero il problema è già stato risolto - sia necessario ricorrere alle frasi ad effetto come il peperoncino su una minestra sciapetta e un po' noiosa?

Poco tempo fa l'IKEA tese una trappola pubblicitaria che riuscì perfettamente. Se ne uscì con una campagna dove la famiglia era rappresentata da due maschi che si tenevano per mano, attese l'esternazione scandalizzata di qualche politico - Giovanardi ci cascò subito - ed ottenne, nel pieno della polemica, due risultati:
1. La pubblicità su tutti i giornali senza l'acquisto di un solo spazio pubblicitario
2. L'immagine di un brand dall'aria liberale e progressista che non discrimina nessuno

Oggi il Vaticano fa la stessa cosa ma ribalta la campagna ed anch'esso ottiene due risultati:
1. La pubblicità su tutti i giornali senza l'acquisto di un solo spazio pubblicitario
2. L'immagine di un Papa che si conferma come uno dei più reazionari degli ultimi tempi

Se l'intento fosse quello di riavvicinare le persone alla chiesa sarebbe meglio se la Santa Sede contattasse l'ufficio marketing dell'IKEA. Ah, beata innocenza!

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