giovedì 31 maggio 2007

Anti-mucca


Le mucche mi sono antipatiche, non so che farci. La loro immagine di mansueti e placidi mammiferi brucanti è la rappresentazione esatta di animali prossimi all'inettitudine totale. Le hanno dipinte in tutte le maniere, coi fiori in testa, con la tinozza di legno sotto le mammelle, con le ciglia lunghe e gli occhi dolci, sorridenti su scatole di formaggini, pezzate di viola in qualche cantone svizzero. E loro che fanno? Niente. Mai uno scatto di orgoglio o un segnale di stizza. Mai una sana e bovina ribellione. Questi esoftalmici parallelepipedi di carne, cattedrali semoventi su tappeto erboso hanno anche le zampe corte. Ogni tanto provano a correre e poi si fermano subito perchè - giustamente - se ne vergognano. Che poi ho visto mucche del Senegal e mica hanno le zampe così corte, sono molto più dignitose. Certo, quelle del Senegal se ne stavano sulla spiaggia e ti domandi: ma c'è un posto più inutile di una spiaggia per una mucca? Non c'è erba da brucare e non fanno neanche il bagno. E che ci stanno a fare sulla spiaggia 'ste intronate?! Bah, non le capirò mai. Poi, se fai un rumore ti guardano, se ti avvicini ti guardano, se le guardi ti guardano: ma che ti guardi? A parte che secondo me la mucca ci fa ma non ci è perché quando la osservi sta sempre lì a studiare il metro quadro d'erba che ha sotto quella bifora di naso che si ritrova, ma se appena appena ti distrai... tràc, non è più dov'era prima! Perchè ti muovi solo quando mi giro, infida giovenca? E' evidente che questi bestioni dallo stomaco barocco, rompicapo da esame di anatomia comparata, sanno quello che fanno e fanno quello che vogliono. Stereotipo di vaccina stoltezza, sacre in alcuni paesi e celebrate da Antonella Clerici, le mucche nascondono qualcosa. Ma probabilmente non se lo ricordano.

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