venerdì 24 febbraio 2012

Breve appunto autostradale

Mi piacerebbe sapere cosa passa nella mente di quegli idioti che in autostrada mettono sè stessi e, soprattutto, gli altri in condizioni di pericolo. Non è retorica, lo dico sul serio: mi piacerebbe capire cosa pensano quando sfrecciano oltre i limiti di velocità, quando ti sorpassano incazzati per guadagnare qualche metro e tornare in coda poco più avanti, quando ti mandano a quel paese perché hai commesso il grave torto di rispettare le regole. Dove correranno? Di che responsabilità si sentono investiti? Su quali destini del mondo saranno in grado di intervenire?
Io ho il sospetto che, tra le varie ragioni, vi sia una specie di fuga isterica dalla sensazione di essere un perdente. Come non approfittare della grande opportunità rappresentata dal casello con la coda più breve e per questo tagliare orizzontalmente tutta lo spazio stradale? O ancora, come lasciarsi sfuggire la possibilità di sfruttare i microspazi lasciati dalle auto in corsa e per questo zigzagare con traiettorie imprevedibili tra le corsie? Figo eh? Tutto fa brodo quindi per mostrare al mondo quanto siano in gamba questi assi del volante. Certo, magari non hanno tutto ciò che vogliono. Forse vivono in un perenne stato di rabbia, forse pensano che un giorno a forza di correre qualcosa cambierà e nel frattempo rischiano. Gli piacerebbe avere grandi responsabilità ma il mondo, questo mondo di mediocri lumache che si frappone tra loro ed il nulla, non li ha ancora capiti. E allora se lo inventano un ruolo, una sintomatica aggressività al volante che vorrebbe raccontare di posizioni di prestigio, di uffici operosi o di investimenti che non possono attendere. Non importa che sia vero, conta che lo sembri.
Eppure, provando un senso di totale indifferenza nei confronti di questi personaggi, talvolta mi domando come sia possibile che un essere umano dimostri tanta stupidità nel non considerare la potenza degli eventi infrequenti ma pur sempre possibili. Non basta essere abili piloti dai riflessi prontissimi se il mondo che ti circonda è governato dal vecchio e sempre caro caso. Per quanto mi riguarda, però, la cosa più fastidiosa non è avere a che fare con degli irresponsabili ma tentare di rispondere ogni volta a questa domanda: perché un deficiente ha il diritto di mettermi in pericolo?

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