sabato 21 luglio 2007

"O Lille o Morte!" - Prima Parte

I Protagonisti

Da sinistra Fecchia (Fede), il bambino Bruno Caorso (Gael), Barbagli (Otty)


Fieri e gagliardi, i migliori frutti di questa nostra orgogliosa Italia, Barbagli e Fecchia accettano con sublime coraggio l'ardua missione loro dall'Alto affidata. Con spirito indomito e pronto alla pugna partono senza 'se' e senza 'ma' per la terra d'Oltre Alpe. 'Obbedisco!' la loro parola prima. "Perire giammai!" la seconda.

Nel tripudio tricromatico dell'operoso popolo bergamasco che festante saluta la dipartita degli Eroi, Barbagli e Fecchia subiscono il primo scandaloso affronto: il bimotore alato che la memoria tosto fa correre all'impresa dannunziana ed ormai pronto al decollo, è rosso!


Feriti nel cuore ma non nell'impavida risolutezza - giammai! - Barbagli e Fecchia imbarcano i loro granitici corpi sull'aeromobile pluto-marxista-sodomita. Ed ecco il secondo imperdonabile affronto: il sedicente capitanuccio Giorgetti, uomo di dubbie capacità amatorie, relega i nostri prodi ove è assente l'opercolo verso l'infinito!


Come nutrir la poesia che alberga nei cuori dei due virgulti? Come rimarginar la ferita di un coraggioso viaggio senza nubi aver rimirato? In Barbagli e Fecchia monta irrefrenabile la voglia di evirare il rosso ed efèbo Giorgetti.


Ma a qual fine consumar cotanta energia se il viaggio ancor non è cominciato? La saggezza e la calma del Giusto risiedono nella mente dei Nostri e Fecchia, genuino e mai domo, sbotta con un orgoglioso: "Me ne frego!". Senza perdersi d'animo - giammai! - Barbagli e Fecchia occupano il tempo in allegre ed italiche facezie che immuni rende loro dal vigliacco boicottaggio bolscevico.

Ma ecco l'arrivo a Lille. Barbagli, forte e gentile, indossa, in onore del popolo ospitante, il caratteristico copricapo che caratterizza da secoli le genti d'Oltre Alpe.


Sulla scaletta dell'aeromobile pluto-marxista-sodomita è il tripudio. La folla lo osanna e lo acclama - "Barbagli Président!" - e lui, salutante, non si nega.

Dopo le foto e gli autografi di rito, l'incontro con il terzo prode del gruppo: il bambino Bruno Caorso. Caorso ha 43 anni e risiede col maschio ardore che la femmina non disdegna in quel di Lille. Emulo di Chuck Norris, ama mangiare la pizza con le mani e, talvolta, anche con i capperi (di suo cugino). Appena visionato il copricapo di Barbagli non attende attimo per esprimere tutta la sua approvazione.


"Scelta perfetta nelle tinte come pure nel modello. Un vero francese tu appari, mon ami!" le sue fedeli e toccanti parole.

Poi, rivolto a Fecchia chiede ove Barbagli possa aver mai acquistato un così elegante e tradizionale copricapo e Fecchia con decisione cristallina e senza ombra d'imbarazzo risponde: "Da Acca ed Emme, perbacco! Il negozio più maschio ed italiano della romana penisola, ove anch'io rifornisco me medesimo con gusto ed eleganza".


Ed il ricordo di Fecchia vola al giorno in cui, con lo stile asciutto dell'uomo che non pensa ma agisce, arringò le masse di Nepezzano nel corso della tavola rotonda "L'arrosticino abruzzese: archetipo del prèt-à-porter". Eccone testimonianza d'archivio mentre si concede fiero ed impeccabile alla stampa .


Ma cosa attende i nostri eroi in terra straniera? Quali insidie dovranno affrontare? E con quali prove si dovranno misurare? Tutto questo e molto altro ancora nella prossima potente puntata di "O Lille o Morte!"

mercoledì 18 luglio 2007

Katherine's chunk #1

...Scrivetemi ancora;
quando non siate troppo di cattivo umore
e non tutto vi sembri impostura.
Per oggi: addio!
Con tutto il mio amore
rigorosamente relativo.
(Katherine Mansfield, Diario. Dall'Oglio)

lunedì 16 luglio 2007

So 80's

Cyndi Lauper
(Photo by Unnforgettable)

Allora, non è che ci si affeziona sempre e solo alle cose belle. Mia nonna aveva in cucina delle piastrelle orribili e tutte le volte che le guardavo pensavo che schifezza. Io crescevo, cambiavo modo di vestire, cambiavo atteggiamenti, cambiavo linguaggio ma le piastrelle restavano sempre lì, brutte come poche. Dal latte con i biscotti, passando per i ravioli di ricotta fino all'agnello al forno queste piastrelle rappresentavano una specie di scenografia surreale del buon mangiare e con il tempo diventarono una certezza, l'icona della cucina di mia nonna. Oggi le piastrelle sono ancora lì e quando le rivedo penso sempre che schifezza, però è diverso perché mi dispiacerebbe non rivedere quella schifezza dato che è un po' diventata la mia schifezza. Ci sono affezionato. Si ma che c'entra questo con il titolo del post? C'entra perché secondo me la musica degli anni '80 è esattamente come le piastrelle della cucina di mia nonna: tanto brutta quanto indimenticabile. E alla fine ti ci affezioni. Io in quel periodo non ero né un paninaro né un dark. Mi vestivo normalmente e non frequentavo compagnie schierate dall'una o dall'altra parte. Però la musica... quanta musica c'era. L'ascoltavo in continuazione ed occupava gran parte delle mie giornate. Divoravo Dj Television durante la settimana e Superclassifica Show la domenica, il sabato pomeriggio era dedicato alle Hit100, Hit50, Hit25 e Hitquellochetiparebastachemidicichièprimo. E poi arrivava l'estate. Al mare i miei nonni dormivano il pomeriggio e io mi sedevo sul balcone ad ascoltare Rete105, Gianni Riso e l'Olandese Volante. C'erano i rumori della strada, i pini marittimi, il caldo e le cicale. Verso le 15 si andava in spiaggia e la musica non ti abbandonava neanche lì. Dopo il bagno mi sedevo sulla sabbia a mangiare pizze e frittelle di dimensioni imbarazzanti e mentre pensavo che il paradiso fosse quel pezzettino di Adriatico, Cyndi Lauper e i Tears for Fears, sparati chissà da dove nel cielo del tramonto, mi davano ragione. Quando il sole asciugava le goccioline di mare sulla pelle, Time after Time o Everybody Wants to Rule the World erano letali: io sistematicamente mi innamoravo. Ragazze carine diventavano dee e racchie clamorose un tipo. Potenza della musica.
L'altro giorno ho fatto vedere su YouTube il video di Time after Time a Fede: Cyndi Lauper vive in una roulotte col suo uomo che porta sempre un cappello e sente il bisogno di cambiare aria. Una sera in un bar si presenta a lui con una raccapricciante capigliatura a scacchi e ci resta male perché lui - giustamente - non le dice che è una strafiga. Lei scappa e ripensa com'era bello starsene da mammà che, ovviamente, è povera e per sopravvivere scopa sempre con mestizia, nel senso che fa le pulizie con una faccia da funerale. Cyndi belli-capelli comunica il suo malessere esistenziale al maschio col cappello e lui l'aiuta a fare la valigia (ecco, io qui piangevo). Cyndi e lui alla stazione, si amano ma si devono lasciare (?!), arriva il treno, lui ci resta di merda, lei fa il segno della 'T' con le mani, la musica sfuma e tanti saluti. Fede non la smetteva più di ridere e io ho pensato che il video effettivamente facesse un po' cagare. Però è difficile da spiegare. La musica a volte non è bella in sè ma è bella perché ti fa ricordare cose belle e, alla fine, ti ci affezioni. Scenografia surreale del sentire. E' proprio come le piastrelle della cucina di mia nonna.

lunedì 9 luglio 2007

Depeche Mode's chunk #1

Precious and fragile things
Need special handling
My God what have we done to You?
We always try to share
The tenderest of care
Now look what we have put You through...
Things get damaged
Things get broken
I thought we'd manage
But words left unspoken
Left us so brittle
There was so little left to give
(Depeche Mode, Precious, Mute 2005 )