domenica 29 aprile 2007

Linus

Molto prima che fosse coniato il termine VeeJay. Molto prima che piazza Duomo a Milano diventasse uno studio televisivo. Molto prima di vari "A Night With" e "Music Awards"... Insomma, molto prima c'era lui: Linus. Io tornavo da scuola, mangiavo e mi fiondavo in poltrona a vedere DJ Television. A parte un tanto delicato quanto candido interesse per la nippo-americana Kay Rush (ehm...), la mia attenzione cadeva poi su Linus: toni pacati, maglietta nera, occhi azzurri e naso enorme. Mi piaceva come presentava i video. Pet Shop Boys, Sandy Marton, Spandau: aveva sempre l'aria di una persona misurata. Mai urlante, mai retorico, mai divo. Adesso lo vedo ancora in televisione perché riprendono "Dj Chiama Italia" radiofonico della mattina e lo trasmettono in tv la sera. Hilary Duff, Justin Timberlake, Avril Lavigne: lui ha ancora l'aria di una persona misurata. Non è diventato urlante, non è diventato retorico, non è diventato divo. E un po' mi fa piacere. Tutto qui.
PS:...certo che adesso al posto di Kay Rush c'ha vicino Nicola Savino!

sabato 28 aprile 2007

Il Signore degli Anelli

Per definizione un pregiudizio è un giudizio a priori, cioè non basato sull'esperienza ma sull'idea che si ha di qualcosa. Io ho sempre avuto un pregiudizio nei confronti delle mucche e dei libri di Tolkien. In realtà, un minimo di esperienza l'ho avuta (dei libri di Tolkien, non delle mucche): iniziai a leggere qualche anno fa "Lo Hobbit" ma a pagina 100 pensai che 13 nani, gente coi piedi pelosi e potenti maghi barbuti non fossero il mio genere. E da qui nacque il pregiudizio. Quando uscì al cinema la trilogia de "Il Signore degli Anelli" il mio raffinato pensiero fu "che palle". Grazie però alla critica cinematografica molto particolare di una mia amica mi è venuta la voglia di vedere il film. Dico subito che mi manca la terza parte quindi ho visto solo "La Compagnia dell'Anello" e "Le due Torri". Giudizio critico: una figata. Gagliardo ed attento come un segugio mi sono messo alla caccia di significati reconditi, fiutando implicazioni socio-politico-religiose, allegorie pre-no-global e post-industriali. Eh eh, riuscirò anch'io a dire qualcosa di clamorosamente intelligente sull'argomento garantendomi gloria e lodi per il resto dei miei anni, pensavo. Risultato: niente. Oh, non c'ho trovato niente! Finché, una notte mi è venuta in mente una possibile interpretazione: tutti i personaggi è come se avessero dentro di sè delle componenti malvagie e delle componenti buone. Un evento esterno le fa emergere. Se l'evento è negativo (l'anello, la sete di potere) emergono le componenti negative. Se l'evento è positivo (l'amicizia, il coraggio, la lealtà) emergono quelle positive. Ciò che distingue le persone però, e qui arriviamo al punto, non è tanto a quale evento vanno incontro (il destino) ma in che proporzione hanno dentro di sè componenti buone e cattive perché solo questo deciderà l'intensità di attrazione verso l'evento esterno. Tutto qua? Si, embè?! Oh, più di tanto non mi viene. Comunque il film è bello. I pregiudizi meno.

venerdì 27 aprile 2007

Slava

La sera del 11 novembre 1989 mi fermai davanti al televisore mentre al Tg1 stavano trasmettendo un servizio sulla caduta del muro di Berlino. Si vedeva un signore calvo e vestito di scuro che, seduto su una sedia, suonava un violoncello. La cosa che mi colpì di più al momento furono due piedi gialli di Topolino che facevano capolino dietro la sua spalla sinistra disegnati sul muro. Quel signore era Mstislav Rostropovich che pensò di festeggiare la caduta del muro nell'unico modo che conosceva: suonando Bach con il suo violoncello. La scena era surreale: un pezzo di muro di Berlino coperto di graffiti, un maestro del violoncello, persone tutte intorno che ascoltavano in silenzio. La vergogna, l'arte, l'uomo. Questa scena mi fece pensare ad una cosa di cui sono ancora convinto: le cose sottili e belle della natura umana si lasciano mangiare, calpestare e fare a pezzi dalla brutalità e dalla violenza ma non muoiono mai e alla fine ci sarà sempre qualcuno a ricordarci che siamo, in fondo, esseri delicati. Io non ho mai conosciuto il signor Rostropovich e non ho mai assistito ad un suo concerto ma quella sera, suonando da solo davanti ad un muro, mi insegnò qualcosa. Oggi, il signor Rostropovich se ne è andato.

mercoledì 25 aprile 2007

Perché ho aperto un blog

Non dirò mai perché ho aperto un blog.
E questo è molto zen...